Da circa due anni a questa parte, con la diffusione a livello globale dell’emergenza sanitaria legata al covid-19, la società è profondamente cambiata affrontando dal punto di vista tecnologico un salto in avanti che in un contesto di normalità si sarebbe dispiegato in un arco di tempo di circa 10 anni. La progressiva digitalizzazione a cui abbiamo assistito fino a questo momento ha reso possibile diffondere in maniera più o meno capillare tutta una serie di nuove tecnologie che rispondono alle mutate esigenze dei medici ma anche dei pazienti. La tecnologia ha raccolto le nuove sfide portando a ridisegnare proprio il rapporto tra medico e paziente con esiti importanti in termini di benessere delle persone e di qualità della loro vita ma anche con vantaggi per i medici. Il Future of Healthcare Report di Healthcare Information and Management Systems Society (HIMSS) relativo al 2021 ha predetto che circa l’80% degli operatori sanitari vuole aumentare gli investimenti in tecnologia e soluzioni digitali nei prossimi cinque anni. Mentre guardando all’Italia l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano sempre relativo al 2021 ha registrato un incremento del 5% rispetto al 2019 degli investimenti fatti in sanità, raggiungendo un valore di 1,5 miliardi di euro, pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica complessiva e a circa 25 euro per ogni cittadino.
Guardano in concreto alla situazione della sanità digitale dell’Italia uno degli strumenti più importanti per la raccolta dei dati dei pazienti, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) non è ancora andato incontro alle sue piene potenzialità: i fascicoli, seppur attivati per quasi tutta la popolazione italiana sono spesso incompleti e privi delle informazioni e dei documenti più utili a medici e pazienti. Solo il 38% degli italiani (sempre secondo l’Osservatorio in collaborazione con Doxapharma) – il 73% dei pazienti cronici – ne ha sentito parlare e solo il 12% (37% dei pazienti cronici) è consapevole di averlo utilizzato almeno una volta. Un altro dato interessante è l’incremento della ricerca di informazioni online da parte dei cittadini: l’88% dei pazienti si informa sulla propria patologia online e il 73% usa internet per avere informazioni sulla prevenzione e sugli stili di vita più corretti.
La comunicazione tra medici e pazienti sta diventando poi più diretta e immediata grazie all’utilizzo delle e-mail, lo strumento utilizzato con più favore dal 79% dei medici di medicina generale (MMG) e dall’85% degli specialisti, ma anche il preferito dei pazienti (55%). Mentre è cresciuto velocemente anche l’impiego di piattaforme di collaborazione da parte dei MMG (54% contro il 12% pre-covid), dei medici specialisti (70% contro il 30%) e dei pazienti (30% contro 11%).
La Telemedicina è diventata protagonista nella sanità digitale: sempre secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano se prima dell’emergenza sanitaria il livello di utilizzo di questo tipo di strumenti superava di poco il 10%, durante l’emergenza è triplicato superando il 30% per molte applicazioni. Il servizio di Telemedicina più utilizzato è il Tele-consulto con medici specialisti (lo usa il 47% degli specialisti e il 39% dei MMG), che attira anche l’interesse in prospettiva di 8 medici su 10.
Seguono la Tele-visita (39% degli specialisti e dei MMG) e il Tele-monitoraggio (28% specialisti e 43% MMG).
I trend per la sanità digitale dei prossimi anni
Guardando in senso più lato all’impiego della tecnologia dobbiamo prepararci a vedere nei prossimi anni, e già a partire dal 2022, una crescita sempre più importante in aree come la telemedicina, la medicina personalizzata, la genomica e i wearables – i dispositivi indossabili con gli operatori sanitari che sfrutteranno in maniera massiccia l’intelligenza artificiale (AI), il cloud computing, la realtà estesa (XR) e l’Internet delle Cose (IoT) per sviluppare e fornire nuovi trattamenti e servizi.
La crescita della Telemedicina necessita di tecnologie indossabili di nuova generazione dotate di rilevatori di frequenza cardiaca, stress e ossigeno nel sangue in maniera tale da consentire agli operatori sanitari un monitoraggio dei parametri del paziente in tempo reale. È probabile che quest’anno vedremo espandersi i progetti per il trattamento da remoto in nuove aree dell’assistenza sanitaria, come la salute mentale e la fornitura di cure di follow-up per i pazienti che si stanno riprendendo da operazioni e malattie gravi. I robot e l’IoT sono parte integrante di questa tendenza e la tecnologia intelligente (machine learning) avviserà i professionisti quando i sensori rilevano che è necessario un intervento o le telecamere rilevano ad esempio che una persona anziana è caduta in casa.
Nei prossimi anni si farà anche un ricorso sempre più massiccio alla realtà estesa (XR) – un mix di realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR) e realtà mista (MR) per la formazione e il trattamento clinico. Tra gli esempi pratici ipotizzabili, si potrà pensare ai giovani chirurghi che potranno simulare operazioni complesse facendo pratica senza nessun rischio; mentre, lato pazienti, le persone sottoposte a lunghe ospedalizzazioni potranno entrare in contatto tramite realtà virtuale con la propria casa e le persone amate in qualsiasi momento.
Una delle tendenze più forti è senza dubbio quella legata alle applicazioni dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Ad esempio, l’AI può arrivare dove l’occhio umano non riesce diagnosticando una patologia o prevedendone esiti futuri, sviluppando la medicina preventiva che mira a prevedere dove e quando si verificherà la malattia e mettere in atto soluzioni per evitare che ciò accada. Ciò può includere la previsione di dove si verificheranno focolai di malattie contagiose, i tassi di riammissione in ospedale, nonché dove è probabile che fattori di stile di vita come dieta, esercizio fisico e ambiente portino a problemi di salute in diverse popolazioni o aree geografiche.
Un’altra tendenza molto forte è quella dell’impiego di gemelli digitali (digital twins): il così detto paziente virtuale. Si tratta di simulazioni digitali di persone utilizzate per testare farmaci e trattamenti con l’obiettivo di ridurre il tempo necessario per portare nuovi farmaci dalla fase di progettazione all’uso generale sperimentando senza danneggiare i singoli pazienti. Inizialmente questo può essere limitato a modelli o simulazioni di singoli organi o sistemi ma si stanno facendo interessanti progressi verso modelli utili che simulano interi corpi.
Per finire ci sarà sempre più spazio per la medicina personalizzata e la genomica con la possibilità di adottare trattamenti personalizzati fino quasi al livello individuale grazie ai nuovi risvolti che abbiamo visto.