Un nuovo programma di crescita e sviluppo attende il progetto T-REM3DIE (Tendon REpair MEdical DevIcE) sviluppato da un team di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Strutturale Edile e Geotecnica- DISEG del Politecnico di Torino. Il gruppo di ricerca – già vincitore di premi nelle competizioni per l’imprenditorialità Start-Cup Piemonte & Valle d’Aosta 2019 (Premio “Jacobacci & Partners”) e Gaetano Marzotto 2020 (Premio “Unicredit Startlab”) – inizia ora un percorso di 18 mesi con il finanziamento e il supporto di Eureka! Venture SGR, attraverso il fondo Eureka! I Technology Transfer nato per promuovere il trasferimento tecnologico di soluzioni sviluppate all’interno di Università ed Enti di ricerca italiani, in particolare nel settore della scienza e dell’ingegneria dei materiali.
Il progetto T-REM3DIE – nato nei laboratori del DISEG in collaborazione con l’A.S.L. TO4 e l’Università di Trento – si occupa dello sviluppo di un sistema innovativo per la riparazione dei tendini e dei legamenti. Basato su un dispositivo riassorbibile e un applicatore dedicato, il materiale del dispositivo – biocompatibile e bioassorbibile – garantisce sia la necessaria resistenza nella fase di rigenerazione dei tessuti, sia la successiva degradazione del materiale con tempistiche prevedibili, in linea con il processo riabilitativo. Il risparmio sui costi per il sistema sanitario e l’accelerazione della guarigione per i pazienti sono i principali vantaggi del progetto, che punta a inserirsi sul mercato sia nel settore veterinario, che in quello della medicina umana.
“Il progetto è volto alla realizzazione di un dispositivo impiantabile per la riparazione di tendini e legamenti, con una geometria innovativa e un materiale medical-grade, biocompatibile e bioriassorbibile – spiega la professoressa Cecilia Surace, docente di Scienza delle bio e nano costruzioni, nonché iniziatrice e guida del progetto – Nasce dal clinical need evidenziatoci dalla dottoressa Federica Bergamin, chirurgo ortopedico dell’A.S.L. TO4 con la quale collaboriamo da parecchi anni, e da altri esperti del settore. Abbiamo svolto molti sondaggi anonimi e interviste one-to-one per capire le effettive esigenze dei professionisti e come soddisfarle”.
Non solo progresso tecnologico quindi, ma anche formazione imprenditoriale e gestionale per i giovani membri del team di ricerca.
“Abbiamo dovuto curare dettagliatamente il nostro business plan, che adesso svilupperemo ulteriormente – racconta l’ingegnere Mariana Rodriguez Reinoso, giovane ricercatrice al suo secondo anno di dottorato, incentrato proprio sullo sviluppo del dispositivo in questione, e futuro componente della start-up – Non solo, ci siamo informati presso i rivenditori e gli esperti del settore commerciale, sia per l’ambito medicale che veterinario”.
“La cross-contaminazione fra ricerca e conoscenza imprenditoriale ci ha permesso in effetti di ampliare la nostra visione di impresa permettendoci di esplorare ulteriori applicazioni del dispositivo, in particolare nell’ambito veterinario”, afferma l’ingegnere Vito Burgio, attualmente borsista di ricerca e futuro membro della start-up.
“È vero, la parte tecnica non può prescindere dalla solidità finanziaria del progetto – aggiunge l’ingegnere Marco Civera, anch’esso futuro componente della start-up, che ha recentemente conseguito un dottorato in Ingegneria Aerospaziale – Ad oggi, abbiamo già potuto contare sui bandi Proof of Concept 2019 del Politecnico di Torino, PoC Instrument 2020 della Fondazione Compagnia di San Paolo e PoC-Off 2021, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Purtroppo la ricerca per dispositivi biomedici richiede tempo e risorse, non è paragonabile allo sviluppo di una app o un software. Ma i risultati si vedono”.
La strategia brevettuale relativa al progetto, frutto della collaborazione tra il team, l’Area Trasferimento Tecnologico e Relazioni con l’Industria (Area TRIN) dell’Ateneo e I3P (l’incubatore del Politecnico), è incentrata nel proteggere la tecnologia nei diversi ambiti applicativi (medicale e veterinario), ampliando in questo modo il portfolio brevettuale sulla quale si baserà la futura start-up.
“Disponiamo di un brevetto italiano già riconosciuto, più altri due depositati e uno in fase di stesura. Un background tecnico e scientifico che si è accumulato e raffinato in anni di ricerche trasversali e multidisciplinari, dalla biomeccanica dei tessuti biologici a procedure avanzate di blending copolimerico, che hanno coinvolto numerosi esperti sia del Politecnico sia dell’Università di Torino”, raccontano con entusiasmo i ricercatori.
Una realtà solida e ben avviata, quindi. “Per questo dobbiamo anche riconoscere il supporto di tutto il nostro dipartimento, rappresentato dal direttore, il professor Giuseppe Ferro”, conclude la professoressa Surace.
Il programma di sviluppo con il Fondo Eureka! prevede ora 18 mesi di test e sviluppo delle tecnologie T-REM3DIE per preparare le sperimentazioni cliniche, per poi creare una start-up. Il finanziamento da parte del fondo prevede un importo pari a 250.000 euro.
“L’investimento di Eureka aggiunge un nuovo capitolo nella storia di questo progetto nato nei nostri laboratori e sviluppatosi lungo l’intera filiera del trasferimento tecnologico che il Politecnico nel tempo ha costruito, passando dalla protezione della Proprietà Intellettuale, attraverso i finanziamenti di Proof of Concept interni – ideati e strutturati per permettere la realizzazione di prototipi e la validazione delle tecnologie rispetto ai bisogni del marcato – per approdare infine al POC di Eureka che costituisce il trampolino per il successivo sviluppo imprenditoriale del progetto – commenta la professoressa Giuliana Mattiazzo, Vice Rettrice per il Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Torino – È importante assistere a casi come T-Rem3die perché ci conferma che i diversi tasselli che nel tempo stiamo aggiungendo al nostro ecosistema, tra cui anche percorsi di formazione come StepToStart, rispondono a bisogni concreti e generano opportunità reali a sostegno dell’innovazione del territorio e del Paese”.