Un’’indagine condotta da Serenis, piattaforma di benessere mentale, rivela che l’80% dei pazienti che iniziano un percorso di terapia esponendo problemi legati al lavoro non riceve una diagnosi di conferma. Infatti, secondo i risultati di un’indagine interna, su oltre 3000 partecipanti, solo il 20% di essi riceve una diagnosi correlata.
L’analisi svela che tra coloro che si rivolgono agli psicoterapeuti di Serenis per difficoltà legate al lavoro, il 37% soffre di ansia, il 22% intraprende un percorso di crescita personale, il 19% ha problemi di autostima e il 17% affronta difficoltà relazionali. Altri disturbi includono stress (8%), crisi esistenziali (7%), problemi di assertività (6%), problematiche di coppia (5%), disturbo depressivo (4%) e gestione dei conflitti (3%). La restante parte affronta disagi legati al lutto, traumi, disturbi dell’umore, attacchi di panico, comportamenti alimentari e problemi di sonno.
Quali patologie sono più comunemente scambiate per malessere lavorativo?
È interessante capire perché tendiamo a considerare il lavoro come causa dei nostri malesseri e quali sono invece le patologie che si celano dietro a questi problemi lavorativi. Martina Migliore, la nuova Direttrice Formazione e Sviluppo di Serenis, elenca cinque disturbi spesso scambiati con patologie legate al mondo del lavoro e i segnali che possono creare confusione:
1. Disturbi ossessivo-compulsivi: caratterizzati da un’eccessiva responsabilità e paure catastrofiche legate a un possibile fallimento, in contrasto con le esigenze lavorative.
2. Perfezionismo patologico: spinge a fissare standard irraggiungibili e a legare il proprio valore personale ai successi lavorativi.
3. Depressione: causa demotivazione e stanchezza cronica, rendendo difficili i ritmi lavorativi e aumentando la percezione di inadeguatezza.
4. Fobia sociale: porta a temere il confronto con gli altri e crea disagio nei dialoghi con colleghi e superiori.
5. Disturbo da deficit di attenzione (ADHD): spesso trascurato negli adulti, comporta difficoltà nell’organizzazione e nel rispetto delle scadenze, complicando il lavoro per chi ne soffre.
“Spesso si tratta di gestione dell’ansia non efficace, di problematiche ossessive che aumentano il carico di lavoro in modo eccessivo e che fanno percepire una responsabilità abnorme rispetto alle reali mansioni, oppure di poca capacità di concentrazione e di impulsività non diagnosticate nell’infanzia che rendono molto difficile l’organizzazione del lavoro. Le problematiche relazionali e familiari hanno anche un carico importante: insomma è un po’ come se il lavoro fosse un calderone in cui bolle di tutto”, aggiunge Martina Migliore.