Il compito di un bravo odontoiatra è quello di fare tutto ciò che è in suo potere per mantenere integra e bella la bocca di ogni paziente. Le terapie conservative, in tal senso, rappresentano un modo affidabile per poter garantire la sopravvivenza del dente, ricostruendo una o più zone danneggiate dall’azione di una carie. Purtroppo, non sempre queste terapie danno gli esiti sperati, o ci troviamo con pazienti che si presentano presso lo studio odontoiatrico con i denti interessati in condizioni ormai non recuperabili tramite una semplice otturazione, e quindi anche la miglior terapia conservativa o endodontica, cioè una cura canalare o meglio conosciuta come devitalizzazione, può fare ben poco (il dente risulta essere troppo sensibile, oppure particolarmente deteriorato o frantumato). In questi casi è necessario procedere con l’estrazione dentale, una procedura del tutto routinaria in uno studio dentistico, ma che ancora oggi spaventa la maggior parte dei pazienti.
Le moderne tecniche di intervento, unite anche all’utilizzo di sedazioni coscienti, consentono, tuttavia, di poter operare con grande tranquillità, garantendo un risultato ottimale.
A cosa dobbiamo prestare attenzione quando ci si appresta ad affrontare un’estrazione dentale?
Prima dell’intervento di estrazione
Innanzitutto un intervento viene sempre preceduto da una fase preparatoria, nella quale si informa il paziente di quelle che possono essere le principali problematiche nelle quali si può incorrere nei giorni successivi all’ estrazione. In questa fase si effettua una vera e propria anamnesi, finalizzata a conoscere quali farmaci vengono attualmente assunti e se si soffre di particolari forme di allergia o patologie pregresse o in atto.
Ovviamente, nel caso di una gravidanza, è bene informare il dentista, anche se l’essere in stato interessante non compromette la possibilità di effettuare il trattamento (pur con i vari accorgimenti del caso).
Nella fase preparatoria, infine, può essere prevista anche una cura antibiotica profilattica. Va comunque detto che non è per forza necessario eseguire questo trattamento, e che sarà l’odontoiatra, una volta eseguita l’anamnesi sul paziente, a considerare la validità o meno di perseguire questa opzione.
Dopo l’intervento di estrazione
E quando l’estrazione è avvenuta? Un bravo odontoiatra non mancherà di dire al paziente che, nei primi 2-3 giorni successivi all’intervento, è assolutamente normale che possa presentarsi una condizione di dolore o gonfiore localizzato.
Questo non vuol dire che, se il paziente nota un indurimento nella parte o un aumento del gonfiore al terzo o al quarto giorno, c’è un problema.
Pazientare è la regola principale, ed in caso si può sempre ricorrere ad un contatto telefonico col proprio odontoiatra per essere tranquillizzati.
Ciò che conta è sempre di cercare di attenersi a quelle che sono le istruzioni date dall’odontoiatra dopo l’estrazione. Al paziente verrà sempre fornita una prescrizione con una serie di farmaci da assumere, e in che modalità assumerli, questi sono solitamente:
- un antibiotico (che viene prescritto per scongiurare possibili casi di infezione, o nel caso in cui il dente venga estratto proprio perche infetto e la durata di somministrazione dell’antibiotico è solitamente compresa tra 3 ed 6 giorni);
- un farmaco antinfiammatorio (assunto solitamente per un periodo minimo di 2 giorni, questo perché, anche in assenza di dolore, può essere utile l’assunzione ai fini di migliorare il processo di guarigione);
- un colluttorio che dovrebbe essere sempre assunto il giorno successivo all’intervento, per proseguire con la sua assunzione fino al giorno in cui vengono rimossi i punti di sutura.
Per quanto riguarda il suo utilizzo sono davvero poche le raccomandazioni, in quanto è sufficiente fare degli sciacqui localizzati per circa 30 secondi, facendolo defluire in modo delicato.
Un altro aspetto da tenere presente è l’intensità con cui si mangia nei giorni successivi all’estrazione, ovvero la forza che si utilizza durante la masticazione, che deve essere diminuita mangiando cibi morbidi soprattutto nei 2-3 giorni successivi all’intervento, prestando in ogni caso attenzione fino a che il dentista, durante l’appuntamento di rimozione dei punti di sutura,non controllerà la zona.
Anche per questo l’alimentazione dei primi giorni dovrà essere pressochè morbida e liquida, e non converrà masticare dal lato dell’intervento.
Per quanto riguarda l’igiene domiciliare con lo spazzolino, lo spazzolamento potrà essere eseguito normalmente nel resto della bocca, pulendo il resto della zona interessata dall’intervento con uno spazzolino morbido post-chirurgico (questo nella prima settimana), tornando a spazzolare normalmente la totalità del cavo orale una volta trascorse le due settimane, sempre preferendo spazzolini con setole morbide e progressivamente si tornerà allo spazzolino di uso consueto.
Post estrazione il dentista procederà con un piano che consentirà di effettuare la sostituzione del dente assente. In tal senso i moderni impianti dentali sono un’assoluta sicurezza e garanzia di ripristino in tempi rapidi dell’arcata dentale nella sua interezza (molto utilizzata è l’implantoprotesi a carico immediato, che accorcia notevolmente i tempi di inserimento).
Va infatti ricordato che l’assenza di un dente non può mai essere trascurata per un periodo di tempo eccessivo, considerando che possono verificarsi le seguenti problematiche:
- a livello dell’osso e della gengiva, che conteneva la radice del dente perso, si rischia di incorrere in un caso di atrofia per entrambi, con una riduzione di volume dell’osso e di riassorbimento localizzato;
- lo spazio creatosi può determinare uno spostamento dei denti vicini, che si muoveranno per chiudere lo spazio vuoto creatosi dopo l’estrazione dell’elemento
E’ ovvio che se si decide di eseguire l’intervento di inserimento dell’impianto dopo un lungo periodo di tempo trascorso dall’estrazione, si rischia di dover far fronte a questo genere di problematiche.
Il consiglio resta quindi sempre lo stesso, in caso di estrazione dentale: affidarsi totalmente ai consigli e alle cure del proprio odontoiatra di fiducia, sia nel periodo precedente all’intervento, sia (soprattutto) nei giorni e settimane successive.