Nella survey somministrata da AlfaDocs.com a circa 6.500 dentisti di tutta Italia pochi giorni dopo l’entrata in vigore del d.lgs. 137/2022, solo il 43,2% di chi ha risposto, ha dichiarato di essere in regola con gli obblighi di conservazione elettronica dei codici UDI (Unique Device Identification) dei dispositivi impiantabili.
Oltre la metà degli studi odontoiatrici (56,8%), dunque, al momento risulterebbe inadempiente in caso di controlli e correrebbe il rischio di incorrere nelle sanzioni previste dalla normativa.
Eppure il 90,9% di chi ha risposto alle domande ha detto di essere stato al corrente della data di entrata in vigore della norma.
Ma quali sono le ragioni del mancato adeguamento degli studi dei dentisti?
I dati raccolti da Alfadocs.com indicano come causa principale la mancanza di informazione.
Il 44% dei dentisti che ha ammesso di non essere conforme sostiene infatti di non aver compreso la portata del cambiamento in arrivo e quindi di essere giunto al 15 gennaio, data di entrata in vigore, del tutto impreparato. In sostanza quasi tutti sapevano del decreto, ma non tutti l’avevano compreso.
La mancanza della tecnologia necessaria è la principale ragione per cui molti non si sono ancora adeguati o non possono adeguarsi alle nuove norme.
Ben il 36% dei dentisti (tra quelli che hanno partecipato alla survey) ha infatti dichiarato di affidarsi ancora al cartaceo per l’archiviazione dei dati della propria attività e dunque di non essere attrezzato per la conservazione elettronica.
A questi si aggiunge un 2% di medici che utilizza ancora i faldoni e la carta non per il fascino della tradizione o per ragioni di costo, ma perché proprio non si fida dei software gestionali e teme falle nella sicurezza.
Ma anche chi invece ha fiducia nella tecnologia non sempre dorme sonni tranquilli.
L’8% dei dentisti in ritardo sul decreto, si è giustificato infatti addossando la colpa all’inadeguatezza tecnica del proprio software gestionale, al quale mancherebbe la funzione necessaria all’archiviazione dei codici UDI.
«Con questa survey, inviata agli iscritti alle nostre newsletter e ai nostri materiali informativi, abbiamo voluto indagare come gli odontoiatri che non usano la nostra piattaforma stessero affrontando i nuovi obblighi di conservazione digitale dei codici UDI.» ha spiegato Fabian Zolk, Managing director e co-founder di AlfaDocs.com, «Sebbene i dati non siano statisticamente del tutto significativi, evidenziano il sussistere di una “resistenza” al passaggio al digitale. È un problema grave, perché la mancanza di innovazione non espone solo al rischio di sanzioni, come in questo caso specifico, ma può anche diventare un rischio per il futuro stesso degli studi odontoiatrici. Aggiornarsi è vitale in un’epoca dove la digitalizzazione è diventata uno strumento di crescita e sviluppo al pari di altri e della pratica medica. Per questo con AlfaDocs.com, lavoriamo per fornire non solo una soluzione attuale alle richieste normative, ma un investimento nella sicurezza e nell’efficienza per il domani. Crediamo sia un passo fondamentale verso una gestione più agile, sicura e conforme alle attese dei pazienti, in un settore in rapido cambiamento come quello sanitario».