Le biotecnologie e la biopharma aprono la strada verso un futuro lavorativo sempre più promettente.
Raccontare il valore del biotech, comprendere le sfide della società moderna in termini di salute e sviluppo sostenibile e approfondire i temi della formazione e delle professioni del futuro nelle imprese del settore, sono state alcune delle tematiche affrontate nel corso dell’evento “BIOTECH FUTURE – competenze e opportunità nel settore”, promosso da Federchimica Assobiotec in collaborazione con Edra e ITTBiomed, presso l’Auditorium dell’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio al MIND, svoltosi l’8 maggio a Milano.
L’iniziativa ha rappresentato un momento di contatto e incontro tra studenti e imprese biotech e biopharma, un’occasione per capire cosa significa lavorare oggi in un’azienda biotecnologica e quali sono le prospettive lavorative e di crescita in un metasettore che trova applicazioni in tanti diversi campi industriali: dalla salute all’agricoltura, passando per l’ambiente e l’industria.
Quale sarà il ruolo del biotecnologo?
Il valore di questo comparto emerge dalla tavola rotonda “Costruire il futuro, il ruolo del biotecnologo” che ha visto la partecipazione di Daniela Bellomo, Direttore Business Development and Technology Transfer, Ospedale San Raffaele, Arianna Farella, Consultant Manager, Adecco Life Science, Giorgia Iegiani, Presidente, Biotecnologi Italiani, Alessio Lanna, Founder, Sentcell e Honorary Professors, University College London, Clelia Peano, Head of National Facility for Genomics, Human Technopole, Elena Peron, Talent Acquisition & Talent Management Lead, Sanofi.
Il filo rosso che ricorre nei vari interventi della giornata è che la figura del biotecnologo può dare un grande contributo al progredire della ricerca, ma può anche trovare spazio e dimensione all’interno di diverse altre funzioni e realtà nel pubblico così come nel privato. Le prospettive di sviluppo per il settore ci sono e per questo ci sarà sempre maggiore occasione di crescita anche per i giovani che hanno scelto di intraprendere un percorso di studi nel campo delle biotecnologie. Chi apprende “biotech”, dunque, non solo fa scoperte ma mette a sistema le conoscenze che impara, sa “connettersi” con altre professionalità, non è mai solo. Lo hanno confermano anche le storie di Alessio Lanna, Founder di Sentcell e docente all’UCL di Londra, Laura Gerosa, PhD e ricercatrice presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio e Antonio Idà, CEO di Algaria, intervenuti all’evento.
Il biotech cresce e crescerà ancora, in Italia e nel mondo: un futuro promettente si apre davanti ai giovani talenti
Fabrizio Greco, Presidente di Federchimica Assobiotec, sottolinea: “Per il biotech ci sono enormi prospettive di crescita. A livello globale nel 2021 il comparto valeva 720 miliardi di euro e si stima che questo valore triplicherà entro il 2030. Se gli Stati Uniti hanno il 60% del mercato mondiale, Unione Europea e Cina si attestano intorno all’11-12%, ma la Cina ha un piano di sviluppo imponente, come del resto l’India. Oggi anche l’Europa sembra voler puntare sul comparto. Nel giugno del 2023 Bruxelles ha avviato il programma STEP (Piattaforma Tecnologie Strategiche per l’Europa) che mette a disposizione degli stati membri fondi su tecnologie digitali e ad altissimo contenuto tech (inclusa la difesa), tecnologie pulite ed energie rinnovabili e appunto biotecnologie; e lo scorso marzo la Commissione Europea ha lanciato il Manifesto “Building the future with nature: Boosting Biotechnology and Biomanufacturing in the EU”. Un documento che, nel ribadire con forza valore e potenzialità del biotech e della bio-produzione, riassume le sfide ancora da affrontare e gli ostacoli da superare”.
“Sui giovani riponiamo grandi aspettative”, conclude Fabrizio Greco, “e siamo felici di vedere tanto interesse e partecipazione all’iniziativa Biotech Future. È dai giovani che quasi sempre partono interessanti idee di innovazione e futuro. L’ecosistema Paese deve strutturarsi per trasformare rapidamente queste idee in soluzioni di valore per tutta la comunità”.
Gli investimenti nel settore
Alessandro Fermi, Assessore all’Università, Ricerca e Innovazione Regione Lombardia, afferma: “Il peso crescente della Lombardia nel biotech italiano è un tema nel tema. La Regione da tempo cerca di ottimizzare i suoi investimenti in ricerca e ha fatto un uso importante dei fondi europei, grazie ad essi nei prossimi 5 anni in regione gli investimenti, dove il biotech ha una parte determinante, saranno doppi rispetto a quelli del precedente quinquennio”.
Alessandro Fermi annuncia anche due misure imminenti per mettere in connessione le imprese lombarde con la ricerca universitaria e aggiunge: “Sotto il primo profilo stanno per essere definiti incentivi ad adottare start-up sulla base delle affinità: le PMI da una parte trarrebbero vantaggio dalla ricerca dei nuovi venuti e dall’altra ne aiuterebbero l’aggancio al mercato. In parallelo, arriva un investimento sulle università affinché si dotino di laboratori, macchinari e centri di ricerca da mettere a disposizione di aziende che fanno fatica a finanziare le fasi sperimentali da sole”.
Emanuele Monti, Presidente della IX Commissione Sostenibilità Sociale, Casa e Salute Regione Lombardia, ha sottolineato: “I giovani hanno un ruolo chiave in questo percorso di sviluppo nell’ambito del biotech e in particolare nella collaborazione tra la Regione e lo Stato, ma anche tra pubblico e privato, per creare una vera e propria sinergia che possa portare a risultati importanti. Sotto quest’ottica la formazione deve essere al centro, per garantire la possibilità di integrare un asset chiave strategico che sono appunto le persone”.
Giorgio Racagni, Direttore Scientifico ITTBiomed, ha concluso i lavori della giornata sottolineando le enormi opportunità di sbocchi professionali e l’importanza del settore per il futuro, incoraggiando tutti gli studenti presenti a portare avanti le loro competenze per un domani migliore.