Per conoscere bene un mercato e capire come orientarsi al suo interno nella maniera più corretta può essere utile affidarsi alle analisi di istituti professionisti che con i loro documenti sostengono le decisioni di business e rendono più facile navigare anche all’interno di territori poco conosciuti.
Per questo motivo CRIBIS propone ogni anno degli INDUSTRY MONITOR focalizzati su diversi settori (dalla GDO al Lattiero-caseario, passando per vino, logistica, industria tessile, chimica e fabbricazione mobili).
CRIBIS è la società del Gruppo CRIF specializzata nel fornire alle imprese servizi a valore aggiunto per le decisioni di business in Italia e all’estero e che vanta più di 15mila clienti e 10 milioni di decisioni prese grazie al supporto dei propri servizi.
CRIF, alla quale CRIBIS fa capo, è invece un’azienda globale specializzata nello sviluppo e nella gestione di sistemi di informazioni creditizie (SIC), di business information e di soluzioni per il credito. La sua mission, premiata dai numeri, è quella di creare valore, aiutando le aziende nel miglioramento delle performance e i consumatori nella gestione consapevole del proprio credito attraverso una gamma completa di soluzioni e competenze professionali. Tra i suoi clienti, più di 55.000 imprese a livello worldwide, troviamo banche e credit union, società finanziarie, assicurazioni, società di telecomunicazioni e utility, imprese e confidi.
Tra le analisi di settore realizzate spicca la CRIBIS INDUSTRY MONITOR dedicata al settore Biomedicale, redatta a “tre mani” da CRIBIS, NOMISMA e CRIS.
Guardando ai dati del report emerge che pur essendo un settore di nicchia, il biomedicale ha un valore strategico per l’economia italiana, tanto è vero che incide per l’1,3% sul valore della produzione manifatturiera, per l’1,2% sull’export e per il 2% sull’occupazione manifatturiera.
In relazione al commercio con l’estero, i principali mercati di sbocco delle esportazioni italiane sono la Francia, gli Usa e la Germania, mentre le importazioni provengono principalmente da Germania, Paesi Bassi e Belgio. Sicuramente uno dei mercati su cui puntare è la Cina per la vastità del territorio, mentre l’Italia, con una quota di mercato del 2,4%, si posiziona al 13esimo posto mondiale come esportatore di prodotti biomedicali.
Se ci focalizziamo sulle imprese attive nel settore nel 2017 si è registrata una lieve perdita di redditività accanto ad una riduzione del costo del debito.
Allontanandoci dall’Italia e volendo dare uno sguardo più internazionale al settore, sono gli Stati Uniti a primeggiare con una quota del 43% del mercato complessivo, seguito con una quota del 29% da quello europeo, dal Giappone con il 7% e dalla Cina con il 6%.