• BitMAT
  • BitMATv
  • Top Trade
  • Linea EDP
  • Itis Magazine
  • Industry 5.0
  • Sanità Digitale
  • ReStart in Green
  • Contattaci
Close Menu
Sanità DigitaleSanità Digitale
    Facebook X (Twitter) LinkedIn Instagram Vimeo RSS
    domenica, 6 Luglio
    Trending
    • e-commerce OTC italiano in crescita: la dermocosmesi fa tendenza
    • Settore della sanità interessato a GenAI e container
    • Oxygenate 5: il nuovo concentratore di ossigeno di Philips Respironics
    • Monitor medicali avanzati: due nuove proposte da Sony
    • La realtà virtuale nel trattamento delle fobie e dei disturbi d’ansia
    • Malattie reumatiche: verso una diagnosi precoce con imaging e AI
    • Menopausa e salute del cuore: l’importanza degli integratori giusti
    • Dr. Max e MioDottore insieme per una sanità a portata di clic!
    Facebook X (Twitter) LinkedIn Instagram Vimeo RSS
    Sanità DigitaleSanità Digitale
    • Home
    • Cura
    • Tendenze
    • Riabilitazione
    • No Limits
    • Incontri
    Sanità DigitaleSanità Digitale
    Sei qui:Home»Tendenze»App di salute e fitness. Come raccolgono dati?

    App di salute e fitness. Come raccolgono dati?

    By Redazione BitMAT4 Agosto 20214 Mins Read
    Facebook LinkedIn Twitter WhatsApp Telegram Reddit Email

    La maggior parte delle app dedicate a salute e fitness presenti in Google Play ha capacità di tracciamento abilitate e sistemi di raccolta dati non trasparenti

    APP salute ESET
    Fabio Buccigrossi, Country Manager ESET Italia

    Ben l’88% delle quasi 21.000 applicazioni di salute mobile (mHealth) che sono reperibili sul Google Play Store Australia, contengono codice che può accedere e persino condividere i dati personali degli utenti con terze parti, è quanto emerge da un’indagine della Optus Macquarie University Cyber Security Hub di Sydney, un’indagine molto interessante da cui possiamo trarre alcuni spunti di riflessione.

    Il documento – dal titolo Mobile health and privacy: cross sectional study e pubblicato dal British Medical Journal – ha preso in esame 8.000 app classificate come ‘mediche’ e 13.000 app che rientrano nella fascia ‘salute e fitness’. Si tratta per la maggior parte di app mHealth presenti nel Google Play Store Australia. Nel complesso, quasi 100.000 app disponibili su Google Play e Apple Store appartengono a queste due categorie.

    Nell’ambito della ricerca, gli studiosi hanno condotto un’analisi approfondita di quasi 16.000 app mHealth gratuite trovate nel marketplace di Google e hanno confrontato le loro politiche di privacy con un campione di base di quasi 8.500 app non mHealth.

    Che cosa ha rilevato l’indagine?

    “I principali tipi di dati raccolti dalle app mHealth includono informazioni di contatto, posizione dell’utente e diversi identificatori di dispositivi. Parte di questi (in particolare, l’International Mobile Equipment Identity (IMEI), identificatore unico utilizzato per il fingerprinting dei telefoni cellulari; il Media Access Control (MAC), identificatore unico dell’interfaccia di rete nel dispositivo dell’utente; e l’International Mobile Subscriber Identity (IMSI), numero che identifica in modo univoco ogni utente di una rete cellulare) sono unici e persistenti (cioè, sono immutabili e non possono essere cambiati o sostituiti) e possono essere utilizzati da terze parti per tracciare gli utenti attraverso reti e applicazioni”, si legge nel documento.

    Due applicazioni su tre hanno acquisito identificatori MAC e cookie, un terzo ha raccolto gli indirizzi e-mail degli utenti e circa un quarto delle applicazioni potrebbe individuare la posizione attuale dell’utente in base alla cella telefonica a cui è collegato.

    Tuttavia, rispetto ad altri tipi di app, le app mHealth raccolgono e trasmettono meno dati degli utenti e hanno dimostrato una minore penetrazione dei servizi di terze parti. La trasmissione di dati è stata registrata solo in circa il 4% delle app mHealth testate, con i tipi più comuni di dati trasmessi che includono i nomi e le posizioni degli utenti.

    Anche se l’indagine ha concluso che il modo in cui le app mHealth recuperano e condividono i dati degli utenti potrebbe essere considerato di routine, la divulgazione di queste procedure è tutt’altro che trasparente. Quasi un quarto delle trasmissioni di dati degli utenti, in particolare di quelli riguardanti le password e i dati di localizzazione, sono state osservate mentre avvenivano su una connessione HTTP non sicura e non criptata. Quasi un terzo delle app mHealth non offriva alcun tipo di policy sulla privacy che dettagliasse come i dati venivano gestiti.

    Al tempo stesso, un altro quarto delle app analizzate ha gestito i dati in aperta violazione delle politiche sulla privacy. Questo potrebbe rappresentare un problema per le aziende, che diventerebbero passibili di sanzioni per la violazione delle norme sulla privacy, come ad esempio il Regolamento generale per la protezione dei dati dell’Unione Europea (GDPR), che richiede che gli utenti siano chiaramente informati su come i loro dati vengono gestiti.

    “Le app mobili stanno rapidamente diventando fonti di informazioni e strumenti di supporto decisionale sia per i medici che per i pazienti. Tali rischi per la privacy dovrebbero essere esposti ai pazienti e dovrebbero essere resi parte del consenso all’uso delle app. Crediamo che il trade-off tra i benefici e i rischi delle app mHealth dovrebbe essere considerato tema di discussione tecnica e normativa in merito ai servizi che queste app forniscono”, conclude il documento.

    Non è una novità che per essere efficaci, le app mobili richiedano l’accesso ad alcuni dati personali o alle caratteristiche dei nostri dispositivi mobili, tipicamente contatti, posizione, microfono o fotocamera. In molti casi, tuttavia, le app recepiscono quantità smodate di informazioni personali e chiedono permessi di cui non hanno realmente bisogno per una funzione o un’altra. Tony Anscombe, Chief Security Evangelist di ESET, ha recentemente spiegato il motivo per cui si dovrebbe prestare attenzione a quali tipi di permessi si concedono alle app mobili e come capire quando le richieste sono eccessive.

    Di Fabio Buccigrossi, Country Manager di ESET in Italia

     

    ESET
    Share. Facebook LinkedIn Twitter WhatsApp Telegram Reddit Email

    Correlati

    e-commerce OTC italiano in crescita: la dermocosmesi fa tendenza

    4 Luglio 2025

    Settore della sanità interessato a GenAI e container

    3 Luglio 2025

    Monitor medicali avanzati: due nuove proposte da Sony

    3 Luglio 2025
    Newsletter

    Iscriviti alla Newsletter per ricevere gli aggiornamenti dai portali di BitMAT Edizioni.

    BitMATv – I video di BitMAT
    ExpertBook P5, il notebook con l’AI integrata
    La tua fabbrica è resiliente?
    Legrand Data Center al Data Center Nation per parlare del data center del futuro!
    Snom: focus su tecnologia e partner
    Cumulabilità Transizione 5.0 e ZES: i vantaggi del Litio
    Più Letti

    e-commerce OTC italiano in crescita: la dermocosmesi fa tendenza

    4 Luglio 2025

    Settore della sanità interessato a GenAI e container

    3 Luglio 2025

    Oxygenate 5: il nuovo concentratore di ossigeno di Philips Respironics

    3 Luglio 2025

    Monitor medicali avanzati: due nuove proposte da Sony

    3 Luglio 2025
    Chi Siamo
    Chi Siamo

    BitMAT Edizioni è una casa editrice che ha sede a Milano con una copertura a 360° per quanto riguarda la comunicazione online ed offline rivolta agli specialisti dell'lnformation & Communication Technology.

    Facebook X (Twitter) Instagram Vimeo LinkedIn RSS
    NAVIGAZIONE
    • Cura
    • Tendenze
    • Riabilitazione
    • No Limits
    • Incontri
    Ultime

    e-commerce OTC italiano in crescita: la dermocosmesi fa tendenza

    4 Luglio 2025

    Settore della sanità interessato a GenAI e container

    3 Luglio 2025

    Oxygenate 5: il nuovo concentratore di ossigeno di Philips Respironics

    3 Luglio 2025
    • Contattaci
    • Cookies Policy
    • Privacy Policy
    • Redazione
    © 2012 - 2025 BitMAT Edizioni - P.Iva 09091900960 - tutti i diritti riservati Iscrizione al tribunale di Milano n° 295 del 28-11-2018 Testata giornalistica iscritta al ROC

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.