Davra insieme alla European Space Agency (ESA) ha concluso con successo la sperimentazione presso il Santa Lucia IRCCS sul monitoraggio degli spostamenti e la prevenzione delle cadute dei pazienti. Durante la fase sperimentale durata un anno, nei pazienti partecipanti sono stati osservati benefici su disturbi ansiosi, paura di cadere e sintomi depressivi.
La paura di cadere rappresenta un fattore di rischio per il verificarsi di eventi avversi come incidenti e cadute in pazienti fragili. Rendere più sicuri percorsi e spostamenti dentro e fuori l’ospedale, incidendo significativamente anche sulla qualità della vita dei pazienti è stato l’obiettivo del progetto Lifesaving Location Service (LifeLos).
Il progetto promosso dalla European Space Agency è stato realizzato dal Laboratorio di Tecnologie e Metodologie Formative per l’Assistenza alla Disabilità in collaborazione con i Servizi IT del Santa Lucia IRCCS insieme ai partner tecnologici Davra e Abaco.
Davra ha fornito la piattaforma Davra AEP per la gestione dei dispositivi IoT come smart-watch e gateway Bluetooth necessari per la localizzazione degli utenti.
Davra AEP riceve i dati sulla posizione in tempo reale dai dispositivi indossati dai pazienti. Tali dati vengono poi messi a disposizione del sistema Abaco che rende la posizione degli utenti LIVE su un modello 3D del Locale FSL.
La tecnologia irlandese è in grado di rilevare possibili eventi avversi come “uomo a terra”, “uomo smarrito” o “aree sovraffollate”. Gli allarmi vengono immediatamente inviati al personale medico e all’addetto alla sicurezza per una pronta reazione.
Davra è supportata da Enterprise Ireland, l’agenzia governativa per lo sviluppo e 1° VC d’Europa.
Per realizzare il progetto LifeLos all’interno dell’ospedale di neuroriabilitazione romano, sono stati utilizzati smartband in grado di sfruttare la localizzazione satellitare (attraverso la rete satellitare Galileo dell’ESA) per gli spazi esterni, e un sistema di radiofari bluetooth (beacon) per gli ambienti interni. Attraverso l’apposita App contenente la mappatura tridimensionale dell’intero ospedale, è possibile rilevare quei pazienti che necessitano di assistenza di varia natura, come in seguito ad una caduta o a causa di potenziali rischi nell’area in cui si trovano.
Nell’anno di sperimentazione appena concluso il progetto LifeLoS ha permesso di raccogliere numerosi dati. “Nei pazienti che hanno impiegato i devices per un periodo di otto settimane – spiega Roberta Annicchiarico, geriatra e direttrice del Laboratorio di Tecnologie e Metodologie Formative per l’Assistenza alla Disabilità del Santa Lucia IRCCS, – abbiamo rilevato un impatto sui livelli di ansia e sul tono dell’umore, che si sono ridotti, così come la paura di perdere l’equilibrio e cadere. In particolare, poter intervenire sulla paura di perdere l’equilibrio durante le normali attività della quotidianità ci permette di agire su uno dei maggiori fattori di rischio per la sicurezza dei soggetti fragili. Dal punto di vista dei nostri pazienti, il costante monitoraggio e il senso di sicurezza garantiti dal sistema LifeLoS hanno rappresentato un valore aggiunto durante il ricovero presso la struttura”.
Concepito nel contesto della pandemia, che ha reso necessario il ricorso a misure di distan-ziamento sociale con un notevole impatto sulla gestione dei pazienti ricoverati, il progetto LifeLos ha tra le sue funzioni anche quella di segnalare in tempo reale la localizzazione delle aree in quarantena e di quelle libere da virus, permettendo l’elaborazione e il ricorso a percorsi alternativi sia ai pazienti che ai professionisti sanitari che devono raggiungere un servizio sia all’interno degli edifici che negli spazi esterni.
“Per selezionare la giusta tecnologia – interviene Emiliano Mazzi, ingegnere dei Servizi IT del Santa Lucia IRCCS – abbiamo individuato le tecnologie più adatte per vestibilità e comfort per il paziente confrontandole con quelle che sono le necessità dell’organizzazione del reparto. Ad esempio è stato necessario individuare dispositivi con una batteria che durasse a lungo in modo da essere sempre certi che il paziente avesse con sé un dispositivo carico e funzionante. La tecnologia consumer in questo ci è venuta incontro con una vasta selezione di smartwatch e smartband che è stato possibile mettere alla prova grazie ai nostri partner tecnologici. La nostra sperimentazione ha evidenziato i benefici degli smartband rispetto agli smartwatch perché, a fronte di un minor numero di sensori e quindi di funzioni, la capacità di mantenere una carica sufficiente, anche per diverse settimane, è la priorità per il successo di questo progetto”.