Il tema del digitale come driver di sviluppo del sistema Paese è strategico come mai prima d’ora per la Pubblica Amministrazione, per i cittadini e per le imprese.
Visto il rallentamento della crescita del PIL, il mercato delle tecnologie digitali rischia la stagnazione se non si attuerà una serie di strategie che sono condivise da molti addetti ai lavori.
Le più importanti – a detta di coloro che hanno partecipato al recente Digital Italy Summit organizzato da The Innovation Group – sono:
- una politica di investimenti pubblici ad alto moltiplicatore in infrastrutture digitali;
- il potenziamento delle politiche industriali di Industria 4.0;
- l’efficace adozione del procurement pubblico;
- l’utilizzo del 5G per la trasformazione digitale delle imprese.
Nell’ottica di un’auspicabile ripresa della crescita e quindi degli investimenti, durante la prima giornata del Summit, Franco Bassanini, presidente della Fondazione Astrid, ha evidenziato la forte connessione tra trasformazione digitale e sostenibilità, ricordando che i dati sono una risorsa infinita nonché il pilastro principale per costruire un’economia circolare e realmente sostenibile. Una maggiore agilità del sistema normativo e la disponibilità di cospicui investimenti da parte della comunità europea (100 miliardi di euro in sette anni come ha recentemente dichiarato Ursula Von Der Leyen, oppure un fondo europeo per l’innovazione creato ad hoc) potrebbero dare una spinta decisiva per uscire dall’impasse.
La continuità rispetto ai progetti iniziati nel 2016 è invece l’elemento evidenziato da Luca Attias, attuale direttore del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, che ha illustrato le soluzioni già implementate o in fase di lancio come ANPR, IO, PAGOPA e SPID.
Il Ministro dell’Innovazione Paola Pisano, intervenuta durante la prima giornata del Summit, ha chiamato a gran voce un gioco di squadra tra pubblico e privato, che vede una prima realizzazione concreta con il progetto Repubblica Digitale, che riguarda in particolar modo il mondo della scuola e della formazione. Per quel che riguarda la trasformazione digitale, il ministro Pisano ha dichiarato che il suo Ministero, giovane e dotato di un’organizzazione ancora semplice, farà da “cavia” per un cambiamento che dovrà estendersi poi a tutta la PA centrale. Paola Pisano ha ammesso che le procedure di Procurement rappresentano un handicap per gli acquisti di nuove tecnologie, e ha dichiarato di aver chiesto di poter operare in deroga per quanto riguarda la digitalizzazione della PA. Inoltre, ha toccato, nel corso del suo intervento altri due punti importanti: la necessità di maggiori fondi per investire in tecnologie di frontiera e quella di costruire un’infrastruttura nazionale di High Performance Computing (HPC) per erogare la potenza di calcolo necessaria per supportare i progetti strategici in ambito Intelligenza Artificiale, 5G e mobilità.
Il procurement è stato oggetto di dibattito anche nel corso dell’intervento del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, che ha evidenziato come non sia possibile esprimere un’esigenza di acquisto di tecnologia oggi e poterla soddisfare dopo due anni, quando ormai la stessa tecnologia è probabilmente già obsoleta. Quindi riformare le gare d’acquisto diventa una priorità espressa da più fonti anche all’interno del Governo.
Nel suo intervento a uno dei Tavoli di Lavoro il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, ha affermato che l’economia è ormai tutta digitale e che la tradizionale catena del valore è ormai saltata; e, a partire dal 2014, quanto più aumentava il business dell’e-commerce, tanto più cresceva la voragine nelle imposte. Per questo ha sostenuto l’introduzione della digital tax, benché questa non sia ancora sufficiente a creare parità di condizioni fra le imprese italiane e gli OTT.
Stefano Firpo, attuale direttore di Mediocredito Italiano e fautore, insieme a Carlo Calenda, del piano Industria 4.0, si è invece concentrato sul sistema delle PMI, prendendo atto che il substrato è solido, fluido e coerente ma investe ancora poco in tecnologie di frontiera, forse anche penalizzato dal fatto che in altre aree del mondo, come Cina e Stati Uniti d’America, si spende molto di più rispetto al Vecchio Continente in tecnologie come l’Intelligenza Artificiale. E tuttavia la pubblicazione in questi giorni dei dati di produttività dell’economia italiana, testimonia che solo grazie all’investimento in tecnologie digitali gli indici di produttività della nostra economia non flettono ulteriormente.
Un richiamo all’ottimismo arriva infine da Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, che nel corso dei lavori del Digital Italy Summit ha previsto che il 5G, abilitando molte tecnologie che potranno essere efficacemente usate dalle piccole e medie imprese, contribuirà alla ripresa degli investimenti e quindi del PIL. Si tratta però di vincere paure e barriere e sfruttare bene i fondi europei già stanziati per questo tipo di investimenti.