di Giorgio Moretti, Presidente di Dedalus, fornitore di software sanitari e diagnostici in tutto il mondo
Il futuro della Sanità non può prescindere da una forte iniezione di innovazione, ma ridurre la trasformazione digitale all’ adozione di tecnologie digitali o alla digitalizzazione degli attuali processi clinico-sanitari è un grave errore metodologico. Come è erroneo pensare che sia solo la dotazione finanziaria a risolvere i problemi e le lacune che il SSN ha mostrato in questa fase delicata.
Secondo le rilevazioni dell’ Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, la spesa per la Sanità Digitale è cresciuta nel 2020 sulla spinta della pandemia da Covid del 5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 1,5 miliardi di euro. Si tratta dell’1,2% della spesa sanitaria pubblica, che ammonta a circa 25 euro per ogni cittadino, sempre all’ultimo posto in Europa.
Questa spesa è destinata ad aumentare e, anche se termini come Telemedicina sono entrati nell’agenda dei decisori politici, con dotazioni economiche da 1 miliardo di euro all’interno del PNRR, è la ratio di fondo che diventa centrale per spendere bene le risorse e non sprecare l’occasione che ci viene data.
La digitalizzazione dell’ecosistema Socio-Sanitario è uno dei più importanti abilitatori per il raggiungimento di un sistema sanitario efficiente che significa migliorare in maniera eccezionale la qualità clinica in un contesto di grande servizio al cittadino.
Riconoscere la centralità del dato clinico come elemento base di questa trasformazione è il primo passo. Poiché i dati socio-sanitari sono e continueranno ad essere creati da più fonti, la piattaforma di gestione dei dati sanitari e clinici è la pietra angolare di qualsiasi trasformazione digitale; ma lo strumento deve essere laico e non tecnocratico ossia deve lasciare ai medici ed agli infermieri la possibilità di usare la loro terminologia mentre deve essere la piattaforma a svolgere il complesso compito di normalizzare tali informazioni con l’obiettivo di renderli comprensibili, scambiabili ed utilizzabili da ogni altro soggetto o algoritmo.
Il PNRR ha l’arduo compito di incidere con interventi coordinati sulla realizzazione di una infrastruttura informatica “ mission-critical” che utilizzi una combinazione di piattaforme infrastrutturali IT di Cloud Pubblico, Privato ed architetture Edge che debbono tenere conto delle specificità clinico-sanitarie, ovvero garantire la massima resilienza operativa.
Si tratta di un approccio radicalmente diverso rispetto a quello adottato fino ad oggi e basato su interventi di digitalizzazione frammentaria, locale, non interconnessi. Una infrastruttura come utility punta invece alla vera costituzione di un ecosistema in cui si passi dal concetto di applicativi a quello di piattaforma interoperabile, scalabile, sicura dal punto di vista della gestione del dato e delle privacy e che incentivi la cooperazione operativa tra tutti gli operatori clinici e la collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema sanitario (incluso il cittadino).
Un sistema siffatto consente l’aggregazione di set di dati disparati per monitorare in tempo reale l’uso delle risorse, misurando e ridefinendo i processi ed i relativi costi e i risultati effettivi. Superando l’approccio frammentato a silos dell’ecosistema sanitario attuale, che ha limitato la visibilità delle reali performances (costi, risultati clinici, benchmarking, ecc.) rendendo la pianificazione della domanda-offerta un processo complicato e poco governabile, si compie la reale ri-e-voluzione digitale in sanità.
Un sistema informativo in real time abilitante della gestione della domanda e dell’ offerta multi-risorse risponde in modo più efficiente alla gestione delle crisi (ad esempio nei casi di pandemia) e contribuisce alla sostenibilità finanziaria impiegando le risorse “più appropriate” durante il percorso diagnostico e clinico del cittadino. In sostanza, solo così l’impatto del PNRR sarà visibile a livello del paziente nel quotidiano e farà la differenza anche nella gestione delle emergenze di ogni genere.