L’aumento dei casi di malattie croniche, l’invecchiamento della popolazione e la carenza di personale clinico rappresentano importanti sfide per gli operatori sanitari. Infatti, negli ospedali è sempre più evidente la necessità di risparmiare tempo e risorse per permettere al personale in prima linea di occuparsi di ciò che sa fare meglio, ovvero dedicare il loro tempo ai pazienti.
Sebbene gli sforzi per riportare la situazione ai livelli operativi precedenti la pandemia siano stati notevoli in tutto gli ospedali del sistema sanitario mondiale, c’è ancora molto da fare. Secondo la BMA (British Medical Association), nel solo Regno Unito, a febbraio 2023, le persone in attesa di cure erano 7,22 milioni. Tre milioni di loro aspettavano da oltre 18 settimane e 362,500 da più di un anno, un numero 169 volte superiore a quello registrato prima dell’inizio della pandemia.
Cosa bisogna fare per rendere le operazioni più efficienti e alleggerire i tempi di attesa?
Esistono diversi tipi di operazioni chirurgiche di routine, con l’intervento di cataratta e il parto cesareo in cima alla lista in tutta Europa. Per ciascuno di essi è previsto un kit di strumenti chirurgici che vengono sterilizzati per ogni intervento. Una volta effettuata l’operazione, gli strumenti usati dagli ospedali vengono impacchettati e mandati nuovamente ai centri – spesso in un luogo separato – per la sterilizzazione in autoclave per essere pronti così per un nuovo utilizzo. In genere, i kit vengono avvolti nella plastica per impedire la contaminazione di batteri trasportati dall’aria prima di essere catalogati e conservati in attesa del loro prossimo utilizzo.
Sebbene questo processo di sterilizzazione sia ottimo nella teoria – “riutilizzare e riciclare” è sempre una strategia vincente – questo purtroppo lascia molto spazio agli errori. È possibile, per esempio, che una procedura abbia delle complicazioni inaspettate e gli strumenti vengano momentaneamente smarriti durante il trasferimento del paziente in una nuova sede, o che i chirurghi degli ospedali debbano utilizzare le stesse apparecchiature per più interventi. Come si fa a garantire che gli oggetti, che hanno una durata di conservazione limitata prima che sia necessaria una nuova sterilizzazione, vengano utilizzati nel momento opportuno? Come si possono tracciare gli strumenti utilizzati per ogni intervento, eliminando così il rischio che vengano perduti e infezioni da malattie come la quella di Creutzfeldt-Jakob?
Inoltre, va tenuto presente che, per ritrovare gli strumenti persi dagli ospedali, i medici si vedrebbero costretti ad impiegare una significativa quantità di tempo.
Per gli oggetti andati perduti, una soluzione potrebbe essere quella di acquistare scorte aggiuntive. Ma questa, ovviamente non è la strategia migliore, poiché i dispositivi chirurgici hanno un prezzo elevato, rendendo questo approccio molto costoso per gli ospedali. Senza considerare i costi energetici e le emissioni di anidride carbonica dell’inutile pulizia dei contenitori dovuta a una cattiva gestione delle scorte. Si pensi poi all’impossibilità di individuare con precisione la posizione degli strumenti che, nel peggiore dei casi, può rendere necessari ulteriori interventi come radiografie, oltre ad elevati livelli di ansia. La combinazione di questi elementi comporta un onere gravoso per un’équipe già sottoposta a stress e per un sistema a capacità ridotta.
Per ridurre questi rischi, implementando allo stesso tempo una soluzione di tracciamento più ampia, è possibile affidarsi alla tecnologia RFID, l’identificazione a radiofrequenza. In altri settori verticali, come il retail e la gestione del magazzino, questa viene utilizzata per avere la visibilità istantanea di tutte le scorte, anche di quelle che non immediatamente individuabili. Attivando la modalità “ricerca oggetti” del lettore RFID è possibile individuare articoli specifici in pochissimo tempo grazie a una serie di segnali acustici.
Se unita con soluzioni di automazione, l’infrastruttura RFID può essere utilizzata strategicamente all’interno degli ospedali, ottimizzando così il carico di lavoro dei medici. Per esempio, posizionando delle antenne e dei lettori RFID in prossimità dei punti di ingresso e di uscita di una sala operatoria o di un magazzino – ma anche su un tavolo di lavoro o su un autoclave – è possibile rilevare la posizione degli oggetti, anche quando questi sono in movimento. Infatti, ogni spostamento viene registrato automaticamente grazie ad un codice di identificazione univoco, che si trova su un’apposita etichetta RFID accuratamente progettata per resistere a qualsiasi dispositivo medico, strumento chirurgico o kit.
Inoltre, questa infrastruttura RFID è collegata un database che permette di associare gli strumenti utilizzati ai dati legati alle attività degli ospedali. Per quanto riguarda gli oggetti chirurgici, questi dati includono l’ultima posizione registrata, la data dell’ultima pulizia e con quali pazienti sono stati utilizzati. Sarà quindi possibile avere una visibilità istantanea e risolvere i problemi legati alla posizione e allo stato dei kit chirurgici. In questo modo, sarà possibile sapere se il kit è pulito, se viene usato sistematicamente, e se tutti i pezzi sono presenti e dove si trovano.
Nell’ambito di una più ampia strategia di localizzazione degli strumenti chirurgici, un ospedale del Regno Unito ha recentemente implementato un progetto RFID per i servizi di sterilizzazione. Ciò ha permesso di cercare la loro posizione direttamente da PC, avendo la certezza che, anche se si dovessero trovare nel posto sbagliato, verrebbero localizzati. Questo rappresenta un enorme vantaggio per i pazienti, che non dovranno più subire ritardi o cancellazioni esami per la mancanza di strumenti sterili. Anche la riduzione del rischio è rilevante: ad esempio, se dovesse cadere un contenitore per gli strumenti di un intervento di cardiochirurgia, sarebbe possibile trovarne un altro in pochi secondi, assicurando un ritardo minimo su un intervento vitale. I medici dell’ospedale affermano di aver già riscontrato miglioramenti nell’assistenza ai pazienti, oltre a risparmi di tempo e a una riduzione dei costi di approvvigionamento.
Con l’RFID, si perde meno tempo a cercare gli oggetti e il processo di sterilizzazione per gli ospedali diventa più efficiente, ri-allocando tempo e risorse destinati alla cura dei pazienti.
A cura di Wayne Miller, Director of Healthcare Solutions, EMEA, Zebra Technologies