Aggiornamento tecnologico e sostenibilità: antitesi o sintesi? La tecnologia può essere un’alleata della sostenibilità sia ambientale che economica, permettendo di riscrivere il concetto di “nuovo”. Ne è un chiaro esempio la collaborazione tra GE HealthCare e l’Istituto IRCCS IFO di Roma, dove per soddisfare l’esigenza di dotarsi di una risonanza magnetica allo stato dell’arte l’apparecchiatura in dotazione (Discovery MR750W GEM di GE HealthCare), anziché essere sostituita in toto, è stata sottoposta ad un processo di aggiornamento tecnologico: è stato mantenuto il magnete super conduttore ed è stato eseguito l’aggiornamento allo stato dell’arte della parte elettronica, mettendo a disposizione della struttura ospedaliera un macchinario performante con un chiaro impatto in termini di ottimizzazione dei costi e dei tempi.
Con un peso di diverse tonnellate, il magnete è la componente più ingombrante ed impattante da un punto di vista ambientale ma anche la più longeva (può essere utilizzato per 30-40 anni senza perdere di efficacia). La possibilità di continuare ad utilizzare lo stesso magnete fa sì che la struttura sanitaria, nell’attivare un aggiornamento della tecnologia non debba affrontare le ingenti spese legate all’installazione di un nuovo magnete, con disagi al reparto e ai pazienti, a seguito dei lavori per l’adeguamento delle sale e degli impianti
Prima di focalizzarci sulla scelta dell’IRCCS IFO di Roma di effettuare un upgrade tecnologico, abbiamo parlato con Pier Paolo Buò, Modality Manager MR di GE HealthCare, per capire quali sono le novità più recenti in risonanza magnetica alla luce dell’introduzione di innovativi algoritmi di Intelligenza Artificiale basati sull’ apprendimento profondo (Deep Learning).
“GE HealthCare già da tre anni integra sulle apparecchiature per risonanza magnetica tecnologie di intelligenza artificiale (AI) e deep learning che consentono di applicare l’AI al processo di formazione dell’immagine migliorandone la qualità e quindi la confidenza diagnostica del radiologo – spiega Buò -. Un altro vantaggio indiscutibile è quello della riduzione del tempo dell’esame, aspetto molto importante per il paziente, per il quale rimanere a lungo nel tunnel del magnete è complicato, ma anche per le strutture sanitarie, che velocizzando gli esami possono rispondere a una maggiore domanda.
Riassumendo possiamo dire che con l’intelligenza artificiale gli esami radiologici generano immagini di qualità più elevata per diagnosi più efficaci e risultano più rapidi: il tutto vale per qualsiasi tipo di applicazione clinica (neurologica, oncologica, osteoarticolare e così via). L’AI, inoltre, si applica non solo sulla qualità dell’immagine, ma anche sul così detto workflow. Pensiamo alle strutture ospedaliere dove c’è un grande turnover di professionisti sanitari, con diversi livelli di esperienza e di conoscenza dell’apparecchiatura specifica: l’intelligenza artificiale è una sorta di pilota automatico che garantisce un livello ottimale di qualità dell’immagine e di esecuzione dell’esame nel suo insieme, in tutte le situazioni.
L’aggiornamento tecnologico gioca quindi a favore da un lato delle strutture ospedaliere e del personale medico, e dall’altro lato dei pazienti. Come va invece ad impattare sul tema della sostenibilità, sia da un punto di vista ambientale che dal punto di vista economico?
“Da sempre la sostenibilità è un tema chiave per GE HealthCare e in particolare la tecnologia della risonanza magnetica può venire incontro a queste logiche in particolare rispetto alla vita del magnete, che costituisce la parte principale della macchina. Il magnete ha un peso molto elevato di circa 7 tonnellate e ha un impatto dal punto di vista ambientale importante, a cui si somma il peso del trasporto nei siti di installazione. GE HealthCare stima che la movimentazione di una risonanza magnetica completa di magnete abbia un impatto in termini di emissioni di CO2 intorno alle 14 tonnellate/anno.
Se quindi si opta per un aggiornamento della parte elettronica lasciando intatto il magnete, che nel caso di GE HealthCare ha una vita di circa 40 anni, abbiamo un notevole risparmio in termini di emissioni di CO2 e di circa il 30% del consumo energetico.
Una possibile strategia per aggiornare la tecnologia allo stato dell’arte è quindi quella di mantenere il magnete concentrandosi invece sull’evoluzione tecnologica delle componenti elettroniche, che vanno incontro più rapidamente all’obsolescenza. Quindi chi opta per l’aggiornamento avrà una macchina nuova senza dover sostituire completamente l’apparecchiatura, come nel caso dell’Istituto IRCCS IFO di Roma”.
A parlarci dell’esperienza dell’Istituto IRCCS IFO di Roma è stata l’Ing. Alessia Tonnetti, UOSD Ingegneria Clinica e Tecnologie e Sistemi Informatici dell’IRCCS IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri) di Roma (nella foto), con la quale abbiamo certo di capire i reali impatti di questa scelta.
Ing. Tonetti: la vostra struttura ha deciso di mantenere la parte del magnete andando ad aggiornare solamente la parte elettronica, che diventando obsoleta nel corso del tempo necessita di essere aggiornata. Quali sono stati i vantaggi?
“L’obiettivo che l’Istituto IRCCS IFO di Roma voleva perseguire era sicuramente quello di mantenere un’eccellenza diagnostica, anche per poter intraprendere delle nuove linee di ricerca clinica che ci potessero supportare nell’adozione di una medicina di precisione, personalizzata e predittiva. La scelta di mantenere il magnete è stata preferita sia in termini tecnologici sia in termini di sostenibilità. Il mero aggiornamento del sistema, mantenendo il magnete, infatti, ci ha permesso di ridurre le opere edili e impiantistiche, che generalmente portano via molto tempo nella fase di installazione del macchinario, ma ci ha consentito anche una riduzione dei costi per il trasporto, per la produzione dei materiali, per la dismissione e lo smaltimento del magnete.
Al di là dell’aspetto economico, che comunque è stato rilevante a livello di risparmio, è stato possibile terminare i lavori in un arco temporale di sole quattro settimane, minimizzando i disagi per l’utenza e in termini di liste d’attesa. Inoltre, GE HealthCare si è resa disponibile ad eseguire l’aggiornamento nel mese di agosto, dove generalmente si ha una contrazione della domanda; quindi, l’impatto sull’attività clinica del reparto è stato davvero minimizzato”.
Nella maggior parte dei casi non si sottolinea adeguatamente l’opzione di non sostituire in toto i macchinari, aggiornandoli, laddove è possibile. Quanto oggi l’ingegneria clinica è effettivamente pronta e preparata a considerare anche l’aggiornabilità nella valutazione tecnica di un’apparecchiatura? Quanto pesa questo aspetto nella valutazione?
“Partiamo dal presupposto che se si ha una buona tecnologia di base certamente l’upgrade del sistema è la strada preferibile per il suo ridotto impatto gestionale organizzativo ma anche dal punto di vista economico, come abbiamo già detto.
Da un punto di vista puramente tecnico, invece, è giusto affermare che l’aggiornamento del sistema deve essere considerato solo nel caso in cui questo permetta di ottenere una tecnologia top level perché sul lungo termine il macchinario deve garantire di mantenere l’eccellenza diagnostica stando in linea con la tecnologia allo stato dell’arte presente sul mercato.
Nel caso specifico, la sostituzione delle parti elettroniche e l’avere integrato l’intelligenza artificiale nel sistema ha permesso all’Istituto IRCCS IFO di Roma di aumentare notevolmente la qualità diagnostica dei propri esami ma anche di ridurre i tempi di acquisizione e quindi sul lungo termine porta anche ad un notevole risparmio energetico a parità di esami eseguiti. Un aspetto spesso sottovalutato ma che va tenuto in debita considerazione visti i grandi consumi tipici di un ospedale.
La possibilità di poter eseguire più esami nello stesso lasso di tempo è importantissima in particolare nella direzione di una riduzione delle liste d’attesa, che sappiamo essere un problema oggigiorno molto sentito”.
Assolutamente: è un problema che sappiamo essere piuttosto forte in Italia e volevo approfittare della sua presenza anche per capire in che modo si sta modificando l’attività clinica e l’organizzazione…
“Il nuovo macchinario con AI integrata di GE HealthCare ci permette di ottimizzare molti aspetti come abbiamo visto: aumentare il volume degli esami eseguiti, rendere più tollerato l’esame per i pazienti, che molto spesso soffrono di claustrofobia all’interno del tunnel della risonanza, che quindi possono vivere l’esame con meno angoscia.
Ha poi cambiato l’organizzazione il fatto di poter avere a disposizione immagini più nitide e accurate: l’aumento della confidenza del radiologo nella lettura delle immagini si traduce in diagnosi più precise, anche in ottica predittiva.
Ad esempio per alcuni sospetti di patologie, l’accuratezza data dalle diagnosi di risonanza magnetica ci ha permesso di poter evitare al paziente un ulteriore esame con TC e questo ovviamente ha impattato sia sul paziente, che riceverà nella sua vita meno dose radiogena, ma anche sulla riduzione delle liste di attesa per la TAC”.
Cosa serve oltre ad un aggiornamento tecnologico?
“Oltre ad un’apparecchiatura aggiornata serve sicuramente una stretta partnership con la società fornitrice della tecnologia, che sicuramente con GE HealthCare abbiamo avuto. In fase di installazione, ma anche nella pratica clinica, è importante poter contare sulla professionalità e la competenza del personale, in quanto quando si ha a disposizione una tecnologia così evoluta è anche fondamentale poterla sfruttare al meglio. È importantissima quindi la formazione del personale sanitario ma anche l’assistenza tecnica e clinica continua da parte dell’azienda fornitrice”.
Per finire, come è cambiata o come cambierà l’attività dell’Istituto alla luce di questo aggiornamento della tecnologia?
“IRCCS IFO di Roma è un Istituto oncologico di rilievo nazionale: i pazienti che si rivolgono a noi sono soggetti con diagnosi di tumore sospetto o accertato per cui l’accuratezza e la tempestività della diagnosi sono fattori fondamentali.
Passi in avanti sono stati fatti anche nella ricerca clinica, un’altra missione importantissima per il nostro Istituto: la possibilità di poter rappresentare i tessuti umani nella maniera più fedele possibile ci ha permesso di avere un vantaggio sia per lo screening ma anche per il follow-up, garantendo la possibilità di sviluppare il concetto di medicina personalizzata.
In questo senso il nuovo sistema ci consente di poter eseguire attività di ricerca neuro avanzata utili anche per il plenning pre-operatorio, per lo studio dei nervi cranici e di quelli del plesso ma anche per le neoplasie della prostata, pelvi e addome.
Inoltre, abbiamo anche delle linee di ricerca sul tumore testa-collo, una zona molto fitta di tessuti molli e dove la risonanza magnetica risulta veramente fondamentale rispetto a tutte le altre tecniche diagnostiche e anche in questo senso ci permette di ottenere importanti risultati da un punto di vista sia funzionale che morfologico”.