Accessibilità, equità di accesso, sostenibilità e qualità dell’assistenza sono i cardini sui quali dovrà essere costruita la prossima riforma della sanità in Italia, una riforma il più possibile partecipata e condivisa, che rilanci e sostenga uno sviluppo concreto del Servizio sanitario nazionale (SSN).
A tal fine verrà avviato un percorso di studio e analisi che avrà come punto di approdo un’ampia kermesse che si terrà a Roma il 9 maggio 2024 e che coinvolgerà clinici, aziende, istituzioni, associazioni dei pazienti e altre figure chiave del settore. In quella data, infatti, saranno illustrate alcune proposte di riforma del Ssn basate su 5 temi: governance del sistema sanitario integrativo, ricerca e sperimentazione clinica, gestione dei dati sanitari e privacy, professioni sanitarie del futuro, strategie sanitarie in ottica di transizione energetica.
Il progetto, promosso da Fondazione The Bridge, università degli Studi di Milano e università di Pavia, è stato presentato al Senato nel corso dell’evento ‘#AGENDASALUTE: per una riforma partecipata, sostenibile ed equa‘, durante il quale è stato evidenziato che le sfide sanitarie complesse richiedono una prospettiva multidisciplinare e multi settoriale. Fare scelte di policy sanitaria e sociosanitaria con un approccio One Health, modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, significa promuovere la programmazione sanitaria partendo dalla domanda di sanità e salute e non dall’offerta di servizi da creare.
Sono molte le sfide da affrontare in una prospettiva di riforma del Ssn: sviluppo della medicina territoriale e di comunità, riorganizzazione dei servizi e delle prestazioni, infrastrutturazione digitale, appropriatezza delle prestazioni, riorganizzazione dell’equipe con nuove figure, formazione alle innovazioni organizzative e tecnologiche, governo del rapporto pubblico e privato, efficientamento dell’offerta dei servizi.
Il tema della sanità integrativa è diventato sempre più centrale. I principali problemi sono ravvisabili nella mancanza di regole chiare e di trasparenza, con conseguenze sia sull’equità di trattamento, di appropriatezza generata sia dal punto di vista prescrittivo, che sul piano dell’accountability. Occorre prevedere un’alleanza tra il Ssn e questo sistema, per orientare il ruolo della sanità integrativa verso un efficientamento dell’offerta di servizi sanitari all’utenza attraverso un’integrazione con la sanità pubblica indirizzata al miglioramento complessivo del sistema in termini di accesso, innovazione e sostenibilità.
La sperimentazione clinica è una grande opportunità di sviluppo per un territorio, oltre che un’importante opportunità terapeutica per i pazienti, ma questo valore risulta ancora poco presente nell’agenda politica nel nostro Paese. Stime della Fondazione The Bridge indicano che l’Italia ha ampi spazi di miglioramento, con una crescita, entro il 2027, anche in assenza di interventi di un 5%, ma che potrebbe generare un incremento significativo (pari al 15%), con un intervento normativo ‘soft’, mentre con una serie di interventi strutturali potrebbe salire fino a oltre il 30%.
È quindi fondamentale sviluppare un’azione di sistema a livello nazionale per la promozione della sperimentazione clinica, per evitare che le aziende spostino risorse e opportunità in altri Paesi europei.
Occorre allora sostenere l’infrastrutturazione digitale della sanità, creare un’Agenzia nazionale della ricerca che sviluppi una strategia di ricerca nazionale, affrontare le criticità nella riforma dei CET, sostenere e potenziare la ricerca clinica indipendente.
Sono molte le innovazioni che impattano sul tema dell’accesso ai dati personali con risvolti importanti in tema di salute pubblica. È urgente, quindi, avviare una riflessione sulla valorizzazione delle numerose informazioni personali e sulla condivisione dei dati sanitari, sugli investimenti necessari alla transizione sia in termini di rischi, sia etici, sia anche gestionali e di governance di sistema, sull’uso dei Big Data in ambito clinico-assistenziale e nelle sperimentazioni cliniche e sulla necessità di creare fiducia nella salute digitale.
Le professioni sanitarie attualmente riconosciute in Italia sono 30 e il volume dei professionisti coinvolti, che operano sia in strutture pubbliche che private, è di circa 1.500.000 unità. In futuro occorreranno nuove figure in ambito clinico, assistenziale e nella sperimentazione e nella ricerca, considerati gli scenari di sviluppo connessi all’intelligenza artificiale e alla robotica.
Le professioni più richieste saranno: esperto di deep learning o addestratore di algoritmi, stratega del lifestyle, per guidare i pazienti in base ai loro dati sanitari, telechirurgo, esperto di bioprinting, per progettare organi sintetici, terapista realtà virtuale, per trattare i pazienti soprattutto in ambito di mental health, analista di dati sanitari, per interpretare e sistematizzare i Big Data.
Nell’ambito della transizione verso una sanità sostenibile, i principali nodi da sciogliere riguardano la mancanza di dati rispetto all’impatto effettivo della crisi climatica sulla salute umana e quella di dati rispetto alla carbon footprint dei centri di ricovero e cura, riguardo ai vari settori in cui le emissioni vengono prodotte (energetico, rifiuti, procurement di materiali sanitari, trasportià).
Tra le priorità da affrontare ci sono la Climate resilience dei sistemi sanitari, la transizione energetica degli ospedali, la gestione dei rifiuti finalizzata a incrementare la percentuale di raccolta differenziata. Ancora: l’appropriatezza prescrittiva, per ridurre gli sprechi e l’uso di procedure non necessarie e talvolta rischiose per i pazienti, l’educazione ambientale e alla salute di personale e pazienti, la medicina di comunità e di territorio, come mezzo per ridurre gli spostamenti dei pazienti, la necessità di raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050.
‘I principi di equità, eguaglianza e di universalità – ha spiegato la presidente della Fondazione The Bridge, Rosaria Iardino – sono i cardini su cui si basa il Ssn. Occorrono quindi misure e politiche chiave che garantiscano una copertura sanitaria universale, che includa l’accesso a servizi medici essenziali e cure di qualità senza discriminazioni. Il nostro Paese ha bisogno di promuovere un percorso progressivo di riforma che permetta di recuperare appropriatezza, efficacia ed efficienza delle cure’.
‘Nella trasformazione del sistema sanitario italiano – ha proseguito – assumono rilievo strategico la digitalizzazione, il coinvolgimento di una molteplicità di stakeholder, l’impiego dei fondi sanitari, lo sviluppo dell’attività di formazione, con l’acquisizione di nuove competenze utili a far fronte all’evoluzione delle professionalità sanitarie’.
Per Alessandro Venturi, professore di Diritto amministrativo e di Diritto regionale e degli Enti locali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’università degli Studi di Pavia, Alma Ticinensis, Fondazione The Bridge, ‘non è vero che il Ssn stia abbandonando la sua veste pubblica in favore di quella privata. Da 15 anni la spesa sanitaria privata per ricoveri è ferma a 1 miliardo all’anno, ciò significa che gli italiani si curano negli ospedali pubblici’.
‘In questi anni – ha sottolineato – le leggi finanziarie hanno previsto norme di defiscalizzazione consentendo ai cittadini di detrarre dalle proprie tasse parte del reddito per stipulare polizze assicurative, senza però integrare questo sistema in quello sanitario, senza cioè prevedere che le prestazioni che un cittadino riceve presso la sanità privata siano presenti nel fascicolo sanitario elettronico e siano così individuabili da chi svolge la funzione di programmazione e governo clinico’.
‘Siamo in un mondo globalizzato. Per questo motivo – ha evidenziato il direttore Dipartimento Uoc Malattie Infettive, Asst Fatebenefratelli Sacco Milano, Giuliano Rizzardini – il cambiamento climatico, economico e demografico della società porta a un peggioramento del sistema salute. L’approccio da assumere è quindi quello ‘One Health’, un approccio che prevede una generale attenzione al benessere dell’ecosistema. L’aria pulita, l’acqua potabile, la disponibilità di cibo per esempio sono fattori determinanti per il sistema salute e sono interconnessi. Ritengo, inoltre, che oggi sia anche importante, in termini di riduzione degli spostamenti e di danno climatico, pensare a una medicina più vicina al paziente. Sfida molto importante’.
‘Il Ssn – ha affermato il presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia e Professore Ordinario di Chirurgia Maxillofacciale dell’Università degli Studi di Milano, Aldo Bruno Giannì – oggi è molto diverso dal passato e attualmente risulta insostenibile. C’è un problema di costi e territorialità. In questo senso, il concetto ospedale-centrico deve essere superato. Medicina di iniziativa e personalizzata sono temi che si legano al concetto ampio di salute, che non vuol dire solo mancanza di malattie ma anche benessere psicofisico. Prevenzione e informazione devono diventare nozioni comuni a tutti i cittadini. Infine, esistono enormi potenzialità collegate alle innovazioni digitali, che però ancora non vengono sfruttate. Non è solo un problema di sostenibilità economica, ma anche di sostenibilità delle risorse’.
‘La ricerca – ha concluso il direttore Unità di Bioetica Iss, presidente Centro di Coordinamento Nazionale dei Comitati Etici, presidente Comitato Etico Nazionale Enti Pubblici di Ricerca e altri Enti Pubblici nazionali, componente Comitato Nazionale per la Bioetica, Carlo Petrini – è una grande risorsa per il Servizio Sanitario anche in termini economici, ma è soprattutto una necessità e un dovere verso i singoli pazienti e la società. Siamo in un momento cruciale, dal 31 gennaio dello scorso anno è applicato un nuovo regolamento europeo sulla sperimentazione clinica. In Italia si sta facendo un grande sforzo per allineare il Paese al resto dell’Europa e tutti gli attori devono lavorare insieme per creare un sistema che funzioni. Solo così possiamo avere successo’.