I servizi sanitari mostrano molte fragilità, in tutto il mondo. Dalle lacune nella tempestività dell’erogazione dei servizi all’accesso limitato all’innovazione, tanto da generare una vera e propria esclusione sanitaria.
Esclusione sanitaria: i risultati del Global Health Inclusivity Index
Il 66% della popolazione mondiale ha sperimentato nella propria vita almeno una barriera di ingresso nell’accesso ai servizi sanitari: tre persone su cinque nel mondo soffrono di esclusione sanitaria, con maggior incidenza se si guarda a Generazione Z (i giovani tra i 14 ed i 29 anni) e Millennials (gli adulti tra i 30 ed i 44 anni). Questa la principale evidenza della seconda fase del Global Health Inclusivity Index – realizzato dal think-thank Economic Impact e supportato da Haleon, realtà mondiale operante nel settore del Consumer Healthcare – che misura l’estensione e l’esperienza di inclusione sanitaria in 40 Paesi.
Esiste un netto divario generazionale in materia di salute, con la Gen-Z che si sente maggiormente esclusa dal sistema sanitario con il 45% di loro che esprime un disallineamento fra necessità personali rispetto alla qualità dell’assistenza ricevuta. Un’evidenza ancor più critica se si considera che circa un terzo di Millenials e Gen-Z ha riportato che la propria condizione di sofferenza e lo stato di salute personale non sono stati presi seriamente in considerazione dal personale sanitario professionista. Accesso completamente negato per un quinto di queste due fasce generazionali (21% per Gen-Z e 22% per Millennials).
L’evidenza che emerge, soprattutto nei Paesi più evoluti e ad alto reddito, è il divario fra le direzioni politiche, indagate nella prima edizione dell’Index, e l’esperienza reale delle persone: in questo gap prospera l’esclusione sanitaria. Non è quindi sufficiente colmare il divario di accesso alla salute attraverso politiche orientate all’equità e all’inclusione ma misurarle sui bisogni reali dei cittadini e modificarle ove opportuno.
Il focus sull’Italia
Nella seconda fase dell’Indice, l’Italia si colloca al 15° posto nella parte alta della classifica, perdendo una sola posizione rispetto alla precedente edizione dello studio. Il nostro Paese, quindi, sta migliorando e diminuisce l’indice di esclusione sanitaria.
Il Paese ha espresso nel complesso 4 evidenze positive…
- l’accesso all’assistenza sanitaria è negato a una percentuale minore della popolazione (solo 3 Paesi ottengono risultati migliori in termini di inclusività della salute)
- il dato sul mancato accesso della popolazione a esami e trattamenti è basso
- non si evidenziano discriminazioni nella qualità dell’assistenza sanitaria in termini di razza, etnia o classe sociale
- gli elevati standard di vita sostengono la salute della popolazione e, quindi, alleggeriscono il sistema sanitario.
… e due evidenze negative:
- un’educazione sanitaria della popolazione tra le più basse rispetto ai Paesi ad alto reddito
- l’accesso all’innovazione tecnologica quale acceleratore d’inclusività: in Italia solo 3 persone su 10 dichiarano di avere accesso a servizi di teleassistenza contro il 53% in media degli altri Paesi ad alto reddito.
Secondo l’indagine, quindi, nel sistema sanitario italiano l’indice di esclusione sanitaria è basso e viene garantito a tutti i cittadini l’accesso ai servizi per la salute, con qualche eccezione se si considerano le fasce più fragili della popolazione e le persone che convivono con una condizione cronica (4 su 10 hanno sperimentato barriere nell’accesso alle cure) e, in parte, la GenZ e Millennials (3 su 10) a causa di visite, cure ed esami negati.
Le lacune principali che gli intervistati in Italia hanno lamentato nell’accesso all’assistenza sanitaria riguardano la tempestività nell’erogazione di servizi, le attese ai pronto soccorso, le difficoltà di parlare con il proprio medico di famiglia o ottenere una visita dal dentista o dall’oculista. Solo 1 italiano su 10 dichiara la non disponibilità di alcuni servizi essenziali nella propria comunità, con particolare riguardo per l’area della salute mentale e quella riproduttiva e sessuale. 6 italiani su 10 hanno riscontrato almeno una volta un problema di accesso ai servizi sanitari, manifestato principalmente nella difficoltà di fissare un appuntamento (oltre 4 su 10), orari non consoni (24%) o mancanza di fiducia nei confronti degli operatori e dei servizi sanitari (11%).
Dichiarazioni
Giuseppe Abbadessa, General Manager Southern Europe (Italia, Spagna Portogallo) di Haleon ha commentato: “Questa seconda parte dell’Inclusivity Index si è concentrata sull’ascolto delle necessità e aspettative delle persone: si tratta quindi di uno strumento molto potente per dare evidenza di un divario tra politiche della salute ed esperienza reale che va necessariamente colmato. Tutti hanno il diritto di vivere in buona salute il più a lungo possibile, indipendentemente da età, sesso, razza, etnia, sessualità o disabilità. Anche in questo la tecnologia giocherà un ruolo chiave e il nostro Paese non può permettersi incertezze: occorre accelerare. Con l’obiettivo di offrire una migliore salute quotidiana con umanità, in Haleon ci impegniamo fermamente e lo faremo prossimamente in un dibattito con le istituzioni a Roma, a portare queste evidenze all’attenzione del mondo istituzionale, promuovendo un accesso alla salute più inclusivo e sostenibile”.