E’ dell’azienda Samsara di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi, Lombardia) il tessuto DreamLux in fibra ottica utilizzato per creare la mascherina dotata di biosensori capaci di riconoscere e diagnosticare nel giro di 90 minuti la presenza di virus SarsCoV2 e altri patogeni, secondo la notizia diffusa dalla rivista Nature Biotechnology.
Lo annuncia in Italia il titolare del brand DreamLux, Tommaso Galbersanini, 37 anni, seconda generazione della famiglia di imprenditori tessili, che nel 2010 ha lanciato il nuovo materiale supertecnologico.
Galbersanini firma la ricerca condotta dagli studiosi del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell’Università di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology -MIT e supportata negli Usa dalla Defense Threat Reduction Agency con la sovvenzione HDTRA1-14-1-0006, il Paul G. Allen Frontiers Group, il Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering, la Harvard University, Johnson & Johnson attraverso il J&J Lab Coat of the Future Premio QuickFire Challenge, borsa CONACyT 342369 / 408970 e borsa di studio MIT-692 TATA Center 2748460.
L’Italia vince… non solo nel calcio ma anche nell’innovazione tecnologica!
I nomi degli scienziati americani autori del progetto: Nicolaas M. Angenent -Mari e Helena de Puig del Wyss Institute e del MIT; l’ex Wyss e membro del MIT Ally Huang, che ora è all’Ampylus; Rose Lee, Shimyn Slomovic, Geoffrey Lansberry, Hani Sallum, Evan Zhao e James Niemi del Wyss Institute.
“DreamLux è stato selezionato testando metodicamente oltre 100 diversi tipi di tessuti, dal cotone al poliestere, dalla lana alla seta, – spiega Galbersanini –, per identificare una tipologia che fosse integrabile con la tecnologia wFCDF in grado di rilevare la luce fluorescente generata dalle reazioni biologiche, indicando la presenza della molecola bersaglio con un alto livello di precisione. Per la realizzazione del progetto però abbiamo dovuto perfezionare il materiale. Nel nostro centro di Ricerca & Sviluppo di Busto Arsizio, dove abbiamo l’industria manifatturiera che fornisce il prodotto a clienti selezionati in tutto il mondo, come la famiglia reale saudita, abbiamo lavorato un anno e mezzo con un investimento di oltre 240 mila euro“.
In pratica, per queste applicazioni, il tessuto deve incorporare 2 metri di fibra ottica in una parte libera, appena cucita al resto dell’ordito; ad azionare la fibra è una fonte LED sua volta sensibile a un laser. Il sistema viene controllato con un tasto on-off sull’indumento. Nella versione standard di DreamLux la fibra ottica è inserita in 30 cm di stoffa per 3 metri di altezza.
“Quindi – spiega Galbersanini – si è trattato di mettere a punto fibra ottica, orditi, led, optoelettronica, intensità del laser, nuovi telai e cablaggi, test sulle focali delle lenti, misurazione dei lux, ricerche su guaine protettive in grado di elevare le resistenza termica del cladding (la parte esteriore della fibra ottica), settaggio di raggi laser per fare l’attivazione della fibra, insomma tutta una serie di fattori per ottenere un tessuto DreamLux® efficace. Ore e ore di call con i ricercatori americani, test, formazione del personale, ricerche con fornitori, tutto per dare un device in grado di soddisfare i requisiti e le performances richieste“.
“Abbiamo essenzialmente ridotto un intero laboratorio diagnostico in un piccolo sensore sintetico che funziona con qualsiasi maschera facciale e combina l’elevata precisione dei test PCR con la velocità e il basso costo dei test antigenici“, ha spiegato il co-primo autore Peter Nguyen, Ph.D., ricercatore presso il Wyss Institute.
Continua l’inventore di DreamLux : “I biosensori saranno incorporati nei camici da laboratorio per gli scienziati che lavorano con materiali pericolosi o agenti patogeni, camici per medici e infermieri o nelle uniformi dei primi soccorritori e del personale militare che potrebbero essere esposti a pericolosi agenti patogeni o tossine, come il gas nervino”.
Per quanto riguarda il tessuto, altri scienziati in precedenza avevano creato dispositivi indossabili in grado di rilevare le biomolecole, ma tutte queste tecniche richiedono l’inserimento di cellule viventi nel dispositivo indossabile stesso, come se l’utente indossasse un piccolo acquario. “Se quell’acquario si rompesse, allora gli insetti ingegnerizzati potrebbero fuoriuscire e a nessuno piace l’idea“, ha raccontato il prof. Nguyen.
I tessuti luminosi DreamLux sono un’innovazione esclusiva nel campo tessile e nascono dall’ applicazione della più avanzata tecnologia della fibra ottica ai tessuti tradizionali. Alle spalle ci sono 65 anni di esperienza in tessitura, ricamo e confezione dell’azienda.
DreamLux è un brevetto ufficiale internazionale registrato, tutelato e coperto nei principali Stati di tutto il mondo.
La fibra ottica viene collegata alla fonte luminosa (LED) e alimentata da varie tipologie di batterie o prese di corrente. L’effetto sorprendente è quello di un “cielo stellato”. Per realizzare tende o pannelli, è possibile utilizzare anche LED RGB e “agganciare” un DMX che permette variazioni di luce ed effetti fade o blink.
L’obiettivo di DreamLux è quello di offrire una nuova visione della luce e dello spazio, attraverso prodotti raffinati ed eleganti rivolti a chi vuole impreziosire un ambiente speciale e creare suggestioni uniche.
Abiti, accessori e ambienti ma anche cuscini, tende, tovaglie, runner e pannelli personalizzati, grazie al tessuto DreamLux diventano ‘vivi’.
I progetti sono tutti custom, studiati e realizzati su misura delle diverse esigenze.
Qualche dato significativo: solo in 3 metri di DreamLux® ci sono 180 km di fibra ottica; la fibra viene cablata a mano e per dare un’idea del lavoro, 1 metro quadrato richiede una giornata di lavorazione con strumenti di precisione.
I materiali possono essere i più pregiati: secondo il prodotto, seta, lino, cachemire, lana.
Tra le referenze: la famiglia reale Saudita, Porsche, Bmw Museum, Luovre Abu Dhabi, Giorgio Armani, Chanel, Versace, Microsoft Envisioning Center, Nike, e alcuni tra i Palazzi più prestigiosi al Mondo. DreamLux spazia dal campo della Moda a quello dell’Interior Design e Automotive. Storica la collaborazione con lo stilista Zac Posen che nel Maggio 2016, durante il Met Gala ha “illuminato” l’attrice Claire Danes, guadagnandosi, a scapito di nomi come Lady Gaga e Beyonce, tutta l’attenzione del Red Carpet e prime serate su tutti i canali Nazionali.