La pandemia di Covid-19 ha messo alle strette il mondo, colpendolo nel profondo e costringendolo a rivedere le logiche su cui finora si era basato. Guardando il lato positivo della medaglia, indubbiamente gli ultimi due anni hanno avuto il grande merito di accelerare processi che altrimenti avrebbero impiegato decenni ad affermarsi: progetti dove il digitale è al centro. Anche in ambito sanitario le cose hanno iniziato a cambiare, tanto è vero che oggi ormai tutti, dai giovani ai più anziani, fanno un uso abbastanza disinvolto di strumenti come la telemedicina e il teleconsulto, consci degli effetti positivi di queste nuove metodologie, che consentono di ridurre la probabilità di contagio e di raggiungere i pazienti ovunque essi si trovino. Inoltre, oggi le applicazioni di telemedicina escono dai confini delle strutture di cura e degli ospedali, per abbracciare una realtà ben più ampia. La telemedicina è infatti diventata un importante strumento per il welfare aziendale, portando benefici a dipendenti e datori di lavoro. Abbiamo parlato delle nuove applicazioni della telemedicina all’interno delle aziende con Alicja Warmusz, Senior Business Solution Manager e-Health presso Comarch Italia, multinazionale IT attiva da oltre 20 anni nell’ambito della sanità digitale, per scoprire quali sono le soluzioni possibili per le aziende che decidono di imbarcarsi in quest’avventura.
Perché oggi il benessere dei dipendenti diventa un impegno collettivo dell’azienda? E quali sono i vantaggi per le realtà aziendali che offrono anche servizi di telemedicina?
“La stragrande maggioranza delle aziende del settore terziario è stata forzata dall’epidemia di Covid ad implementare politiche di smart working. Il lavoro a distanza ha davvero tanti pregi, ma dopo più di un anno di remote working oggi le persone cominciano a sentire la forte necessità di interazioni vere, face-to-face, e molti hanno iniziato a rimpiangere il contatto con il proprio team di lavoro. Ecco allora che molte aziende hanno invitato i dipendenti a tornare a lavorare in ufficio full time o per qualche giorno alla settimana, in maniera ibrida, attraverso la prenotazione del proprio desk. Parallelamente a questo la sicurezza deve essere garantita il più possibile e quindi si sono introdotte buone norme per la sua tutela come l’obbligo di misurazione della temperatura all’ingresso”.
Fino a qui tutto bello, ma cosa succede se un dipendente si sente male?
“Si tratta di una questione determinante e oggi fortunatamente c’è la possibilità di avere un piccolo Kit in azienda con la possibilità di effettuare una televisita con il medico, o anche semplicemente di misurare in loco la temperatura, la saturazione e la pressione del sangue, di fare un ECG e tanto altro in maniera tale da garantire la massima serenità al dipendente, ai suoi colleghi ed anche al datore di lavoro. Un discorso, questo, che comprende qualsiasi tipo di malore al di là del solo Coronavirus e che vale anche per i dipendenti che lavorano da casa e hanno tutto il diritto di poter essere supportati all’interno del quadro di welfare aziendale”.
I vantaggi di questo tipo di soluzioni sono anche economici. Quanto è possibile risparmiare per un’azienda?
“Vi faccio un esempio chiarificatore: negli Stati Uniti ogni anno si sprecano circa 140 milioni di giornate lavorative a causa dell’assenteismo per motivi di salute. Gli imprenditori rischiano di perdere circa 14,6 miliardi di dollari all’anno per questo motivo. Diventa quindi semplice comprendere la portata che soluzioni come quelle di cui stiamo parlando possono avere dentro e fuori le mura aziendali”.
Come prevedete che si evolverà questo mercato?
“Ora che aziende e dipendenti hanno scoperto i benefici del lavoro da remoto penso che non si tornerà più indietro. La possibilità di lavorare in smart working è un benefit che i lavoratori cercano con sempre maggiore insistenza, tant’è vero che molti sono disposti a cambiare lavoro qualora la propria azienda non offra qualche giorno ‘smart’. Chiaramente il lavoro da remoto assumerà una forma ibrida con alcuni giorni in ufficio alternati a giorni di lavoro da casa”.
Il ritorno, anche ibrido, in azienda si accompagna idealmente alla creazione di postazioni per la teleassistenza e il rilevamento dei parametri dei lavoratori per semplici controlli di routine o nel caso in cui non si sentano bene. Ma crede che davvero le aziende italiane siano già mature abbastanza per adottare questo tipo di approccio?
“Personalmente sono convinta di sì. Da anni si parla di welfare aziendale: c’è chi offre la frutta in ufficio e chi offre ai propri dipendenti pacchetti di assicurazione sanitaria aggiuntiva, ad esempio. Si tratta di cose pensate per migliorare il welfare e quindi la qualità del lavoro dei dipendenti. La pandemia ci ha lasciato un’eredità importante e ci ha insegnato che non viviamo solo per lavorare e che bisogna prendersi cura di sé, ancora di più in questo momento dove c’è un’attenzione massima al benessere e alla salute delle persone”.
Partendo da questa premessa, Comarch Italia come supporta le aziende che intendono investire in questo ambito?
“Per tutte quelle aziende che hanno adottato lo smart working e che vogliono offrire ai dipendenti uno strumento per poter consultare un medico senza uscire di casa, Comarch Italia propone la piattaforma eConsultant, che permette di effettuare le televisite in tutta tranquillità. Questo strumento è stato molto importante durante il lockdown, in cui è stato possibile offrire visite da remoto con lo psicologo ad esempio, ma anche con altri medici, per sé stessi e anche per i familiari. Per le aziende che invece hanno già ripreso del tutto il lavoro in presenza, Comarch offre Diagnostic Point, una postazione fissa con tablet e dispositivi medici per effettuare autonomamente un controllo del proprio stato di salute”
Come funziona in concreto Diagnostic Point?
“Diagnostic Point può essere fornito sia come postazione mobile, e quindi trasportabile grazie alla custodia in dotazione, oppure come postazione fissa, da collocare all’interno di una stanza. In entrambe le soluzioni abbiamo uno schermo touch che permette al paziente di interagire con i dispositivi di misurazione dei vari parametri, come ECG, saturimetro e termometro.
La persona che vuole effettuare un check del proprio stato di salute dovrà inserire solo il proprio numero di telefono per l’identificazione, rispondere ad un piccolo questionario sulla sua salute e successivamente scegliere quale tipo di misurazione effettuare. Ovviamente il dipendente può anche scegliere di effettuare uno screening completo di tutti i parametri o scegliere di scansionare solo quelli che in quel momento gli interessano.
Ad esempio, pensiamo ad un lavoratore che si sente debole e al quale gira la testa: si reca presso il punto diagnostico dove può misurare saturazione e pressione sanguigne e dove ha la possibilità di contattare un medico tramite una videochiamata in real time. Alla fine della misurazione selezionata, riceverà il referto sul suo stato di salute via mail, così da poterlo anche con il proprio medico di base”.
Comarch Diagnostic Point funziona grazie al supporto della piattaforma Comarch eCare. Di cosa si tratta?
“Comarch eCare è la piattaforma per il medico o la centrale di monitoraggio. È tramite questa piattaforma che il paziente e il medico interagiscono, e proprio grazie ad essa il medico può rispondere al paziente che usa il Diagnostic Point.
Su Comarch eCare vengono storicizzati tutti i dati delle misurazioni per poter osservare l’andamento e agire in maniera tempestiva nel caso di peggioramento di alcuni parametri. Qualora un valore delle misurazioni superi le soglie impostate, viene generato in automatico un evento per avvertire il personale sanitario”.
A chi si rivolge la vostra proposta di welfare aziendale?
“La proposta di Comarch Italia si rivolge soprattutto alle grandi aziende con più sedi dislocate perché sono proprio queste a fare più fatica a garantire lo stesso trattamento a tutti i dipendenti”.
Progetti di questo tipo sono già stati affrontati da Comarch in fase di PoC (Proof-of-Concept). Ci può anticipare qualcosa?
“Un caso molto interessante è stato quello di una grande azienda con circa 20 uffici dislocati in giro per l’Italia. La sede più grande, con migliaia di dipendenti in un unico edificio, vanta un medico sempre a disposizione dei dipendenti, ma le altre sedi non avevano nessun tipo di servizio del genere essendo strutture più piccole con meno di cento dipendenti, che però sono ugualmente importanti di quelli della sede centrale.
Il dipartimento di Risorse Umane ha così iniziato a chiedersi cosa fare per garantire a tutti i dipendenti una parità di trattamento in materia di salute: occorreva una soluzione smart perché non era pensabile assumere 20 medici, uno per ciascun edificio: troppo costoso in proporzione al ricorso effettivo che ne farebbero i dipendenti. Ecco allora che il progetto di Comarch è iniziato con un PoC in uno dei loro uffici pochi mesi prima della pandemia di Covid-19. In questo edificio c’era una piccola stanza inutilizzata dove si è deciso di andare ad allestire un punto diagnostico Comarch”
E come è andata?
“Nel primo mese di PoC più di 80 dipendenti hanno utilizzato Comarch Diagnostic Point per l’automisurazione dei parametri. In 15 casi si è verificato un sospetto di ipertensione ed è stato consigliato a questi soggetti di contattare il proprio medico di famiglia o un cardiologo per effettuare ulteriori screening. In 8 casi c’era il sospetto di aritmie cardiache e sono stati raccomandati esami ECG più dettagliati. Due dei lavoratori che hanno effettuato lo screening con il nostro Diagnostic Point avevano invece la pressione bassa e tre soffrivano di bradicardia.
L’importanza di forme di prevenzione è stata evidente perché tutte queste persone erano, prima dell’automisurazione dei parametri con il nostro Diagnostic Point, sicure di stare bene”.
La prevenzione è oggi una delle armi più potenti a nostra disposizione per cercare di alleggerire un sistema sanitario che si trova a fare i conti con carenza di personale e una popolazione sempre più vecchia e afflitta da malattie croniche. Strumenti come questi possono rappresentare un aiuto determinante. Voi di Comarch che obiettivi vi siete posti?
“In questo momento il nostro obiettivo primario è quello di aiutare le aziende durante la ripresa garantendo ai lavoratori una maggiore serenità e la consapevolezza che in caso di bisogno possono rivolgersi senza filtri ad uno specialista anche durante l’orario lavorativo.
Ricordiamoci sempre che prevenire è meglio che curare e in questo contesto le soluzioni di Comarch portano benefici sia all’azienda, sia al lavoratore e alla sua famiglia”.