Oggi è molto sviluppato il concetto di salute e benessere fisico. Gli allenamenti dei professionisti, in particolare, sono diventati estremamente mirati a sviluppare la performance dell’atleta, ma anche a prevenire un infortunio. Eppure gli appassionati di calcio sentono parlare quasi quotidianamente di infortuni che arrivano da ogni rosa di ogni squadra di Serie A, sia in allenamento che in partita. Come mai? Sono forse diventati “più fragili” i giocatori di oggi? In parte sì, in parte no. Il calcio attuale ha delle caratteristiche e delle sollecitazioni ben differenti rispetto a un tempo e anche le sessioni di allenamento sono ormai mirate a sviluppare fisicamente il giocatore, per alcuni anche troppo. Inoltre lo stile di gioco del calcio moderno è molto più fisico, ci sono più contrasti, si corre molto di più e soprattutto si gioca con molta più frequenza rispetto al passato. Tutti elementi che portano a forti sollecitazioni dell’apparato muscolo-scheletrico e dunque maggiori rischi di infortuni. E poi è molto facile poi individuare quei match che potrebbero essere in un certo senso ‘pericolosi’ per determinate squadre e per i propri giocatori, che con maggior probabilità potrebbero andare incontro ad un infortunio durante quella partita. Si pensi a quanto successo al romanista Dybala contro il Cagliari ad esempio. Si può avere un’idea sui rischi di infortuni da contrasto anche osservando le particolari quote riservate alle scommesse sui cartellini, che indicano i giocatori e le squadre all’indirizzo dei quali è più o meno probabile vedere estratti diversi cartellini gialli o rossi durante le prossime partite e in generale nel campionato. Si pensi che mediamente in una rosa di una squadra di calcio, composta da più o meno 25 giocatori, si registrano almeno 2 infortuni a stagione per giocatore, spesso dovuti proprio a contrasti pericolosi in gara.
Infortuni muscolari
Contrattura, elongazione, strappo, affaticamento. Sono i primi e più frequenti infortuni di un calciatore. Le statistiche dicono che circa il 40% degli infortuni nel calcio sono infortuni muscolari. Si pensi al caso del Milan, che da inizio stagione ad oggi ha avuto circa 22 infortuni, di cui 15 di natura muscolare. È evidente in questo caso che qualcosa non vada come dovrebbe e che le cause siano da ricercare da parte dei preparatori atletici. In genere, infatti, i traumi muscolari sono dovuti ad una lunga serie di fattori di rischio come il sovraccarico muscolare, una preparazione atletica non adeguata, stress psico-fisico o, peggio, precedenti traumi non trattati come dovuto. Il problema, infatti, è che in genere questi tipi di infortuni variano da giocatore a giocatore e dal grado di lesione, per cui si può passare da qualche giorno per un semplice affaticamento fino a diverse settimane in caso di strappo.
Traumi e distorsioni
Con un calcio più veloce e fisico naturalmente aumenta il rischio di scontri e, dunque, di traumi. Si parla ad esempio di distorsione del ginocchio o della caviglia, movimenti eccessivi dell’articolazione che rischiano di lesionare i legamenti o finanche il menisco. E nel calcio può essere molto frequente, poiché questi traumi sono dovuti principalmente a un terreno di gioco sconnesso, ad uno scontro o anche a cambi di direzione improvvisi. Dopo gli infortuni muscolari, le contusioni e i traumi sono il secondo infortunio più frequente, rappresentando circa il 25% dei traumi più diffusi nel calcio.
Fratture
In ultimo le fratture, che sono solo il 3% dei casi di infortunio. Però sono anche quelle più gravi ovviamente, e non si parla solo di fratture ossee bensì pure di rotture di legamenti, ad esempio. Oggi ci sono tante terapie conservative e preventive e di riabilitazione post intervento. Perché parliamo di un infortunio che nella stragrande maggioranza dei casi richiede una operazione chirurgica e minimo cinque/sei mesi per il pieno recupero prima di poter pensare di rimettere piede su un campo di allenamento.