Il termine glaucoma è utilizzato per un gruppo di malattie oculari degenerative che colpiscono il nervo ottico. Il glaucoma costituisce la principale causa di cecità irreversibile in tutto il mondo.
Le persone affette da glaucoma – o a rischio di svilupparlo – necessitano di un monitoraggio a vita, che comprende regolari test per tracciare la progressione della malattia.
Attualmente, i pazienti devono presentarsi regolarmente (ad esempio, due volte all’anno) in ospedale per sottoporsi a visite oculistiche che impiegano costose attrezzature specialistiche. E ciò per tutta la vita.
L’invecchiamento della popolazione rende il tradizionale modello ospedaliero di gestione del paziente insostenibile e ha, come conseguenza, il sovraccarico delle strutture ospedaliere nonché ritardi e disdette. Oggi, nel Regno Unito, circa 20 persone al mese diventano cieche a causa dei ritardi nelle visite di follow-up.
Questa situazione è stata resa ancora più grave dalla pandemia, poiché, nel Regno Unito, la difficoltà nel disinfettare le apparecchiature impiegate per i test tra un utilizzo e l’altro ha portato alla sospensione di tutte le visite oculistiche di routine. Si ignorano, per ora, quali saranno gli effetti a lungo termine di questo fenomeno ma gli esperti ritengono che i nuovi ritardi faranno ulteriormente aumentare il numero di persone ipovedenti.
Si pensa inoltre che l’attuale sistema di visite ospedaliere annuali non sia sufficiente a monitorare le forme più aggressive di glaucoma. Alcuni studi hanno infatti suggerito che esami oculistici più frequenti (ad esempio, con cadenza mensile) potrebbero migliorare i risultati clinici in maniera significativa consentendo ai pazienti considerati ad alto rischio di essere trattati precocemente e in maniera più appropriata alla loro condizione.
Un nuovo studio della City University of London suggerisce che la soluzione del problema potrebbe risiedere nell‘home-monitoring, ovvero nel realizzare i test di monitoraggio, come per esempio quello del campo visivo, da casa.
Alla base di questa proposta c’è uno studio a cui hanno partecipato 20 pazienti affetti da glaucoma, presi in carico dall’NHS (il Sistema sanitario nazionale del Regno Unito), ai quali è stato fornito un prototipo di test oculistico su tablet chiamato ‘Eyecatcher’. È stato chiesto loro di eseguire, grazie al dispositivo, il test da soli, su entrambi gli occhi una volta al mese per sei mesi.
Similmente ai test oculistici tradizionali per il monitoraggio del glaucoma, i pazienti dovevano fissare una croce centrale presente sullo schermo del dispositivo e premere un tasto quando percepivano un lampo di luce, che appariva in diversi punti e con intensità variabile a seconda del momento. La videocamera frontale del computer li registrava durante il test mentre l’intelligenza artificiale (IA) è stata utilizzata per il riconoscimento facciale e l’operazione di eye-tracking, assicurandosi così che le persone eseguissero il test correttamente.
Lo studio ha rilevato che il 98% dei test a domicilio è stato completato con successo (high adherence) e che i dati dei test di monitoraggio a domicilio corrispondevano alle valutazioni cliniche effettuate in ospedale (high accuracy).
È stato inoltre dimostrato che l’utilizzo dei dati di monitoraggio a domicilio riduce l’errore di misurazione se combinato con i dati clinici (di oltre il 50% nel 90% degli occhi). Ciò potrebbe potenzialmente consentire di individuare i casi di rapida perdita della vista mesi o addirittura anni prima che questo accada.
Questo è il primo studio al mondo che suggerisce che i test del glaucoma possono essere eseguiti autonomamente a casa dai pazienti stessi. Studi futuri esamineranno se il monitoraggio a domicilio è sostenibile per periodi più lunghi ed è in grado di rilevare casi di glaucoma in rapida progressione.
Primo autore dello studio, il Dott. Peter Jones, docente presso il Crabb Lab della City University of London, ha dichiarato che:
“Si tratta di una scoperta tremendamente eccitante. Un efficace monitoraggio a domicilio sarebbe una conquista per i pazienti, i medici e i contribuenti. E sembra proprio che la tecnologia possa finalmente farlo diventare realtà. L’home-monitoring è uno dei modi in cui possiamo contribuire, nell’era post-Covid, a rendere il nostro Servizio sanitario nazionale più resiliente e sostenibile.”