Si sta svolgendo in questi giorni l’incontro Rave promosso da Medtronic con al centro dell’attenzione la capsula endoscopica, che rappresenta oggi la soluzione più moderna, sicura e tecnologicamente avanzata disponibile per la visualizzazione dell’apparato digerente e in particolare del piccolo intestino (composto da duodeno, digiuno e ileo).
Nonostante i principali esami diagnostici risultino invasivi per il nostro organismo, in Italia l’utilizzo della capsula endoscopica risulta ancora in controtendenza rispetto agli standard degli altri principali paesi europei: in Francia ad esempio si stimano 25.000 casi all’anno, contro i circa 7.500 nel nostro Paese.
Dati che risultano in controtendenza anche rispetto ai quasi 20 anni dall’introduzione in Italia dell’enteroscopia con capsula per lo studio del piccolo intestino, che risale al 2001.
Quello che manca è una normativa uniforme – in alcune regioni è riconosciuta e tariffata come procedura ambulatoriale, in altre richiede un ricovero ospedaliero – e di indicazioni precise sulle modalità pratiche di esecuzione: basti pensare che ogni Centro, basandosi sulle evidenze scientifiche via via pubblicate, ha sviluppato i propri protocolli d’esame.
Cosa è la capsula endoscopica
Si tratta di una capsula monouso, ingeribile, dotata di una o due telecamere che acquisiscono immagini dell’intestino mentre lo percorrono sfruttando la sua naturale peristalsi: oggi disponibile in quattro modelli, ciascuno ottimizzato per un preciso segmento o patologia gastrointestinale (intestino tenue, intestino crasso, tratto gastrointestinale superiore, malattia di Crohn) in base al tipo d’indagine richiesta.
Questa innovativa e non invasiva soluzione è indicata ad esempio per i casi di sanguinamento dell’intestino tenue in tutti i casi non rilevabili con colon e gastroscopia.
Negli ultimi anni, poi, le indicazioni si sono allargate: si è visto ad esempio che può essere utile in caso di celiachia che non risponde al trattamento, nei casi di malattia di Crohn difficili da diagnosticare (con particolare, ma non unica, attenzione a quella che colpisce l’intestino tenue), in caso di malattie genetiche che possono portare al tumore dell’intestino, come la Sindrome di Peutz-Jeghers, o se si sospetta la presenza di polipi.
PillCam SB3 è la più recente versione della capsula monouso destinata all’intestino tenue, è prodotta da Given Imaging, società di proprietà di Medtronic e PillCam Software v9.0 costituisce la versione più aggiornata del software di elaborazione, revisione e refertazione del video che si ottiene dalle immagini riprese dalla capsula durante il suo percorso lungo il tubo digerente. Rispetto alle precedenti generazioni del sistema, entrambi i prodotti presentano rilevanti innovazioni tecnologiche.
In assenza di una normativa nazionale uniforme sulla rimborsabilità della videocapsula, in alcune regioni essa è tariffata come procedura ambulatoriale, in altre, invece, richiede un ricovero ospedaliero. Nel 2017, tuttavia, la metodica era stata inserita nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), permettendo così una teorica tariffazione omogenea su tutto il territorio nazionale. Ad oggi, questo non è avvenuto. Le Regioni che, in diversa misura, rimborsano l’esame con videocapsula come procedura ambulatoriale sono il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Basilicata, le Marche, il Piemonte, il Trentino Alto-Adige, la Val d’Aosta e l’Umbria e la Puglia.