Alla base della moderna economia ci sono i dati, una sorta di nuovo oro del nostro millennio che possono guidare le decisioni strategiche delle aziende. Il discorso si applica anche alle strutture sanitarie, e all’interno di queste anche ad un reparto particolare e tosto come quello della terapia intensiva, dove si svolge il momento più critico nella vita del malato. Si tratta di un percorso molto comune tanto che recenti ricerche parlano di un cittadino su 3 che negli Stati Uniti sarà ricoverato, nel corso della sua vita, in una struttura di terapia intensiva.
Questo tema è stato al centro dell’intervento “Il machine learning in terapia intensiva” durante il Wired Health – Innovazione per la Vita, l’evento che Wired ha dedicato al mondo della salute e della tecnologia nell’ambito della Milano Design Week. Sul palco Maurizio Cecconi, Responsabile Anestesia e Terapie Intensive Humanitas e docente Humanitas University.
La terapia intensiva è spesso vista come uno dei luoghi più bui e tetri all’interno degli ospedali, ma oggi le cose stanno cambiando anche grazie all’applicazione della tecnologia, che automatizzando determinati processi e sostenendo in tempo reale le attività dei medici e degli assistenti, regala un tempo più sereno da condividere con il paziente, aprendo spazio a nuove forme di umanità ed empatia.
La sfida principale per chi opera in questo tipo di dipartimenti è quella di prendere decisioni in tempi rapidissimi per salvaguardare la vita del paziente, monitorato in maniera attenta e puntuale con appositi meccanismi. Ma ecco che al suo servizio irrompono tecnologie dirompenti come intelligenza artificiale e machine learning, protagonisti importanti nel più ampio mondo della data science.
Il machine learning diventa fondamentale per interpretare la grande mole di dati a disposizione dei medici, per intervenire, in ottica predittiva e reattiva, a favore delle condizioni del paziente, ma un altro aspetto fondamentale è la necessità di comprendere come portare poi queste informazioni ad essere effettivamente fruibili per i medici, in maniera tale che possano supportare in maniera fattuale le loro decisioni: le condizioni del paziente che arriva in terapia intensiva sono di solito molto delicate. Spesso la persona soffre di crisi e sindromi acute di cui bisogna individuare il prima possibile le cause e poi intervenire con una cura il più tempestivamente possibile. Un percorso dove la tecnologia diventa sempre più fondamentale, ma anche il ruolo del medico resta di primo piano, in uno scenario dove tecnologia e intelligenza (e soprattutto empatia umana) convivono. Così ad esempio è possibile utilizzare la realtà aumentata per permettere al paziente di vedere i suoi familiari a casa.
Una tecnologia, dunque, che supporta le decisioni più strategiche per la gestione della vita e della cura del paziente, ma che libera anche tempo per essere più umani.